Ho gli occhi chiusi mentre ascolto la voce di Chris che scandisce la pressione dell’atmosfera all’interno dell’airlock, ormai vicina allo 0. Non è stanchezza, anzi: mi sento carico, come se elettricità, e non sangue, mi scorresse nelle vene – ma voglio essere sicuro di poter assaporare e ricordare tutto. Mi preparo mentalmente ad aprire il portello, perché sarò io a uscire per primo, e forse è una fortuna che sia notte: almeno non ci sarà nulla a distrarmi.
Quando leggo 0.5psi, è il momento di ruotare il maniglione, e poi sollevare il portello: fuori, il nero assoluto, non un colore ma l’assenza totale di luce. Uno spettacolo che mi inghiotte mentre mi “sporgo” per agganciare i nostri cavi di sicurezza. E tuttavia mi sento perfettamente a mio agio mentre ruoto il corpo per permettere a Chris di uscire. In pochi secondi finiamo i controlli reciproci, poi si separiamo. Sebbene siamo diretti entrambi più o meno nella stessa zona dell’ISS, il nostro percorso è completamente diverso, dettato dalle esigenze della coreografia che abbiamo meticolosamente studiato. Il mio è un percorso diretto, verso la zona posteriore della Stazione, mentre Chris andrà prima verso avanti per poi “avvolgere” il suo cavo intorno allo Z1, il traliccio centrale sopra il Nodo1. In quel momento, nessuno di noi, in orbita o a terra, può sapere quanto questa scelta condizionerà gli eventi di oggi.
Sto molto attento nei miei movimenti mentre mi sposto verso la borsa protettiva che abbiamo lasciato fuori la settimana scorsa – non voglio fare l’errore di sentirmi talmente a mio agio da rilassarmi. Dentro la borsa trovo i cavi che rappresentano forse il lavoro più difficile che ho oggi: il mio compito è di collegarli alle prese esterne della Stazione, e poi svolgerli e contemporaneamente vincolarli alle superfici dell’ISS con appositi cavetti metallici. Entrambe le operazioni richiedono un uso estensivo delle dita e manipolazione, e so per esperienza che, con i guanti pressurizzati, sarà un lavoro estenuante.
Il primo cavo è già stato parzialmente collegato da Chris la volta scorsa, per cui recupero la parte ancora libera e la porto con attenzione verso le prese e, dopo qualche iniziale difficoltà, comunico a Houston che il lavoro è finito e sono pronto per il secondo cavo. Dopo averlo recuperato, mi sposto per posizionarmi in quella che ritengo una delle posizioni di lavoro più difficili di tutta la Stazione: letteralmente incastrato tra tre moduli diversi, con il visore e il PLSS (ovvero lo “zaino” alle mie spalle) entrambi a pochi centimetri dalle pareti esterne del Nodo3, Nodo1 e Lab. Con molta pazienza, e un po’ di fatica, riesco a collegare un’estremità del secondo cavo alla presa e poi, muovendomi all’indietro senza poter vedere, mi disincastro dalla scomoda posizione in cui ho lavorato. Shane, da terra, mi comunica che sono quasi 40 minuti in anticipo sullo stimato, e anche Chris è in anticipo con il suo compito.
In questo momento, mentre sto pensando a come svolgere in maniera ordinata il cavo (che sembra muoversi di vita propria in assenza di peso) “sento” che qualcosa non è in ordine. La sensazione, inattesa, di acqua sulla nuca, mi sorprende – e sono in posto dove preferirei non avere alcuna sorpresa. Muovendo la testa lateralmente confermo la prima impressione, e con uno sforzo di volontà sovrumano mi impongo di riferire a Houston quello che sento – sapendo che potrebbe essere la fine di questa EVA. Da terra, Shane mi conferma di aver ricevuto, e mi chiede di attendere istruzioni. Chris, che ha appena finito, è ancora nei dintorni e si avvicina per cercare di vedere qualcosa e individuare la sorgente di acqua nel casco.
Siamo entrambi convinti, inizialmente, che si possa trattare di acqua potabile dal mio contenitore, fuoriuscita attraverso la cannula, o di sudorazione. Ma io sento che la temperatura del liquido è troppo fredda per essere sudore, e soprattutto ho la netta sensazione che stia aumentando in volume – e non vedo alcun liquido fuoriuscire dalla valvola dell’acqua potabile. Quando lo riferisco a Chris e a Shane, arriva immediatamente l’ordine di “terminare” la sortita – l’altra possibilità, per avarie più gravi, sarebbe l’aborto – e mi viene data l’istruzione di rientrare verso l’airlock. Chris, decidiamo insieme, metterà in sicura gli elementi che sono fuori, poi rientrerà seguendo al ritroso lo stesso percorso, ovvero allontanandosi inizialmente verso la parte frontale della Stazione. Così ci separiamo.
Mentre faccio all’inverso il percorso verso l’airlock, la sensazione che l’acqua stia aumentando diventa una certezza: la sento coprire il tessuto spugnoso delle cuffie, e mi chiedo se perderò il contatto audio. L’acqua ricopre inoltre quasi del tutto la parte frontale del mio visore, al quale aderisce riducendomi la vista. Mi accorgo che per poter superare una delle antenne nel mio percorso dovrò riposizionare il mio corpo verticalmente, anche per permettere al mio cavo di sicurezza di riavvolgersi regolarmente. E in quel momento, mentre mi posiziono a “testa in giù”, due cose succedono contemporaneamente: il sole tramonta, e la mia capacità di vedere, già ridotta dall’acqua, svanisce del tutto rendendo inutilizzabili i miei occhi; e, molto peggio, l’acqua ricopre il mio naso – una sensazione davvero sgradevole, peggiorata dai miei sforzi, inutili, di spostare l’acqua dal mio volto scuotendo la testa. La parte superiore del casco è ormai piena di acqua, e non so neanche se la prossima volta che respirerò dalla bocca riuscirò a riempirmi i polmoni di aria e non di liquido. A complicare il tutto, mi rendo conto che non sono neanche in grado di capire in che direzione andare per rientrare all’airlock: riesco a vedere solo per poche decine di centimetri intorno a me, e non riesco a individuare neanche le maniglie che utilizziamo per muoverci intorno alla ISS.
Provo a contattare Chris e Shane: li ascolto mentre parlano fra loro, ma il volume è ormai bassissimo, li sento a malapena e loro non sentono me. Sono solo. Penso furiosamente a un piano d’azione. È fondamentale rientrare al più presto dentro: so che se resto dove sono, Chris verrà a prelevarmi, ma quanto tempo ho a disposizione? Impossibile determinarlo. Poi mi ricordo del cavo di sicurezza, la cui molla di riavvolgimento ha una forza di circa 3lb che mi “tira” verso sinistra. Non è molto, ma è l’idea migliore che ho al momento: seguire quel cavo fino all’airlock. Mi impongo di restare calmo e con pazienza, cercando le maniglie al tatto, inizio a spostarmi, cercando contemporaneamente di pensare a come eliminare l’acqua se dovesse giungere fino alla bocca. L’unica idea che mi viene in mente è di aprire la valvola di sicurezza vicino all’orecchio sinistro: creando una depressurizzazione controllata, dovrebbe riuscire a svuotare un po’ dell’acqua, almeno finché questa, congelandosi istantaneamente per sublimazione, non dovesse bloccare il flusso. Ma creare un “buco” nella tuta spaziale è davvero l’ultima carta da giocarsi.
Mi sposto per quello che sembra un tempo lunghissimo (e che so essere pochi minuti) E Finalmente, con grande sollievo, riesco a intravedere, oltre la cortina di acqua davanti ai miei occhi, la copertura termica dell’airlock: ancora poco e sarò al sicuro. Una delle ultime istruzioni che ho ricevuto è di rientrare immediatamente, senza aspettare Chris. Il protocollo vedrebbe me, che sono uscito per primo, rientrare per ultimo, ma cambiare l’ordine di ingresso non è un problema né per me né per Chris. Muovendomi con gli occhi chiusi, riesco a entrare dentro e a posizionarmi in attesa del rientro di Chris. Percepisco del movimento dietro di me, poi Chris fa il suo ingresso e basandomi sulle vibrazioni capisco che sta chiudendo il portello stagno. A quel punto le comunicazioni passano a Karen, che per qualche motivo riesco a sentire abbastanza bene. Ma capisco che lei non sente me quando mi ripete le istruzioni, nonostante le abbia già risposto. Eseguo al meglio che posso le istruzioni impartitemi da Karen, ma quando inizia la ripressurizzazione perdo del tutto l’audio: l’acqua mi è entrata nelle orecchie, e sono completamente isolato.
Cercando di muovermi il meno possibile, per evitare movimenti dell’acqua dentro il casco, continuo a dare informazioni sul mio stato di salute, ripetendo che sto bene e che la pressurizzazione può continuare. Adesso che stiamo ripressurizzando la cabina, so che nel caso l’acqua dovesse sopraffarmi potrei sempre aprire il casco: probabilmente perderei conoscenza, ma sarebbe comunque meglio che annegare dentro il casco. A un tratto Chris mi stringe il guanto con il suo, e gli faccio il segno universale di “ok” con il mio: l’ultima volta che mi ha sentito parlare è stato prima di entrare nell’Airlock!
I lunghissimi minuti della ripressurizzazione passano, e finalmente, con un sollievo che non mi aspettavo, vedo il portello interno aprirsi e l’equipaggio al completo è lì pronto ad aiutare. Mi tirano fuori e, non appena possibile, Karen sgancia il mio casco e con delicatezza lo solleva sopra la mia testa. Fyodor e Pavel immediatamente mi passano un asciugamano, e li ringrazio senza sentire le loro parole perché le mie orecchie, e il mio naso, saranno ancora pieni di acqua per qualche minuto.
Lo Spazio è una frontiera, dura e inospitale, in cui noi siamo ancora degli esploratori e non dei coloni. La bravura dei nostri ingegneri, e la tecnologia che abbiamo a disposizione, fa sembrare semplici cose che non lo sono, e a volte forse lo dimentichiamo.
Meglio non dimenticare.
Discussion: 184 comments
Luca, sei stato straordinario.
Complimenti!! meraviglioso racconto di un accadimento che rimarrà non solo nella tua memoria me anche in quella delle missini spaziali. Complimenti inoltre, per la freddezza con cui hai controllato la tua mente e le tue emozioni in una situazione difficile.
Bonjour, Sincères félicitations pour votre grand professionnalisme( dans cette situation inédite) qui vous à permis de garder votre sang froid, et, maitrisez vos émotions. Chapeau l’artiste.
Da quanto tempo aspettavo questo post, e non osavo chiedertelo.
Brividi. E commozione. E’ impossibile leggere e non rivivere quegli istanti. Panico, angoscia, nodo alla gola, occhi carichi di lacrime…tutto. Ho provato di tutto. Ma principalmente impotenza, in quell’interminabile attesa dentro l’Airlock… ripressurizzazione che non finiva mai. E anche dopo qualche ora, dopo averti rivisto con gli “abiti civili”, non riuscivo ancora a sorridere, solo in serata ho cominciato ad ammortizzare il colpo. Il fatto è che eravamo ancora troppo gasati dalla prima EVA per preventivare l’eventualità di un possibile errore, guasto o problema. A livello emozionale non so quale delle 2 uscite mi abbia segnato di più. E vabuò, condivisione vuol dire questo, no? Condividere le cose belle, e quelle meno belle. Momenti che rimarranno indelebili anche dentro ognuno di noi.
Il mio solito abbraccio lungo lungo, Campione! 🙂
Mi piace pensare che ogni esperienza abbia un suo significato e una sua importanza. Spesso quelle che inizialmente ci sembrano negative possono portare inaspettate e gradite sorprese…
Sono d’accordissimo con te. E ci rendono più forti, che non è poco. 😉
You are right Luca. Thank you for sharing your experience with us.
Ha ragione! Mi piace il suo messagio e mi fa sentire piu’ positiva. Grazie.
Aspettavo con ansia questo post.
La tua esperienza della seconda EVA è stato uno degli attimi peggiori che ho vissuto da molto tempo a questa parte. Aver visto in diretta il tuo ingresso è stato un sollievo per tutti credo.
Leggendo mi mancava l’aria!!!!
Un racconto emozionante, grazie Luca per aver condiviso con noi quei momenti drammatici. Sono sicuro che oltre alla grandissima preparazione con la quale sia tu che Chris affrontate le vostre EVA il tuo grande carattere e sangue freddo hanno contribuito alla felice conclusione di questa avventura. Buon Volo.
P.S. aspetto ormai con ansia i passaggi a tre stelle dell’ISS sulla Sicilia, appuntamento dunque al 23 agust alle 9,36
Thank you for providing this account Luca. It must have been very hard to write.
A lesson to us all – space is serious.
Very well done Luca. That must have been very stressful. You have explained it very clearly, and I hope you don’t have to ever be in such a situation again. Maintaining your mental composure is the key.To panic in these sorts of situations can be disastrous,to the point of even death. Knowledge,and great planning also plays a big part. Similar as in Scuba Diving,and Deep Sea diving. Gre
at story for telling to your grandchildren… Cheers.
Very well done Luca. That must have been very stressful. You have explained it very clearly, and I hope you don’t have to ever be in such a situation again. Maintaining your mental composure is the key.To panic in these sorts of situations can be disastrous,to the point of even death. Knowledge,and great planning also plays a big part. Similar as in Scuba Diving,and Deep Sea diving. Great
story for telling to your grandchildren… Cheers.
ho letto in apnea…
🙂
Luca sei stato bravissimo nella difficoltà, mi raccomando non mollare mai siamo tutti con te. Non farti vincere dal fare a tutti i costi ,fai un passo alla volta. …
Luca,
è innegabile che per quanto io stessi cerchi di normalizzare tutto, siete persone straordinarie, nel carattere e nella preparazione
Racconto degno di un thriller! In ansia fino alla fine! Complimenti per il tuo lavoro e grazie di condividere in maniera così entusiastica le infinite emozioni che provi!
Lo spazio e’ inospitale, ma intelligenza, preparazione e competenza possono avere la meglio. Sono orgoglioso di essere tuo connazionale.
quoto Mara e cerco vanamente di immaginarmi al tuo posto.
Grazie della condivisione
Che brividi leggere questo tuo post e allo stesso tempo rivivere quei momenti quando ero in caserma e battagliavo con la connessione che andava a scatti per vedere bene la tua 2^ EVA. Grazie per essere stato il primo Italiano a far fare 2 passeggiate spaziali a quel bellissimo tricolore che hai sulla tua tuta e grazie per tutte le emozioni che ci hai regalato e che ci regalerai. Ciao Luca.
Grande Luca, altro che Giove! Grazie per aver condiviso questa esperienza con noi 🙂
Luca perfavore, non ce la faccio più. Da dove proveniva l’acqua e che avaria è avvenuta nella tuta? Grazie, bel racconto :-)))))))) Ciao, Antonio.
That was so hard to read! You were incredible to stay so calm in such an extraordinary situation, your description made my heart race!
Io ho seguito fin dall’inizio questa avventura perché qui sono riuniti molti aspetti decisamente interessanti ed innovativi.
Ci sono : la scienza, la tecnologia, l’antico coraggio dell’uomo ed anche il Tricolore.
Eppure dal tuo dettagliato racconto, l’aspetto che prediligo è proprio ” l’Antico coraggio dell’uomo” e sono più che certa che sarà proprio questo aspetto a trasformare, seppure lentamente, gli umani da esploratori a coloni dello Spazio.
Perché ci vuole un gran bel coraggio a stare sospesi lassù, pur continuando a mantenere il massimo della concentrazione per conseguire gli obbiettivi professionali.
Curiosamente mi sono tornati alla mente certi uomini e pionieri del passato quali Cristoforo Colombo, Vasco De Gama, Marco Polo, ecc.
Anche loro si erano avventurati verso nuovi mondi…..e anche loro si contraddistinguevano per il coraggio.
Al di là dell’esito, comunque positivo, questo evento mi porta alla mente un altro evento per il quale tu ti sei contraddistinto.
Se si va a ricercare su Wikipedia chi sei e oggi funziona anche così, si legge un qualcosa che colpisce e che qui riporto nuovamente :
” L’incidente dell’11 maggio 2005 [modifica | modifica sorgente]
Gli effetti dell’impatto di un volatile su di un AMX brasiliano simile a quello pilotato da Parmitano
Proprio durante il corso in Belgio, l’allora capitano Parmitano impattò con il suo AMX l’11 maggio 2005 contro un grosso volatile mentre volava su La Manica. Pur con l’abitacolo quasi distrutto dall’urto, senza ausilio della radio, colpito dal flusso aerodinamico e tra grosse difficoltà, riuscì comunque a riportare il velivolo a terra, rinunciando a eiettarsi e colpendo con la sua impresa la comunità aviatoria. Per l’episodio venne decorato con la Medaglia d’Argento al Valore Aeronautico.”
Ci ritroviamo dopo su facebook perché oramai questa avventura mi e ci prende sempre di più !
Anche se non c’era bisogno per l’ennesima volta hai dimostrato quanto sei grande. Sei il nostro orgoglio nazionale.
Ho avuto un problema in immersione una volta, 20 metri d’acqua sopra di me. Acqua negli erogatori. Ho rivissuto le sensazioni di allora leggendo il tuo post, sapendo che in confronto alla tua situazione, la mia era una passeggiata nel parco.
Nervi saldi, sei un eroe.
nel leggerti mi sono sentita trasportata lassù così lontano ma così vicino a noi! Ogni giorno leggo ciò che scrivi e le foto che ci mandi perché il tuo lavoro oltre che essere professionalmente impegnativo, ci regala il tuo cuore puro di gioia, sogni e speranza per un mondo migliore qui sulla Terra! Grazie Luca
Ho interrotto la lettura un paio di volte, come quando leggo libri che mi avvincono ma che mi spaventano, quasi che interrompere possa dare alla storia la possibilita di una svolta diversa. Certo a me consente di riprendere fiato, accorgendomi solo in quel l’istante di aver smesso di respirare. E così leggere “da dentro” questa esperienza è impressionante, commovente, avvincente, e genera così tante emozioni che sono però solo un piccolo tributo al tuo coraggio, alla tua determinazione, alla tua preparazione, alla tua sensibilità.
Grazie Luca, grazie per le tue qualità che mostrano un “essere umano” fonte di ispirazione e spero di emulazione per tutti noi. E grazie perché sei sempre così disponibile ad “essere” tutti noi.
È grazie a tutti quelli che dietro le quinte rendono possibile tutto questo, ed alla voglia di scoprire e di conoscere insita nel genere umano. A presto!
Ale
« “O frati,” dissi, “che per cento milia
perigli siete giunti a l’occidente,
a questa tanto picciola vigilia
d’i nostri sensi ch’è del rimanente
non vogliate negar l’esperïenza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza”. »
Mi viene da affiancare Dante al tuo scritto, sia per la qualità dello scrivere, sia per le emozioni che sa suscitare.
Abbiamo un disperato bisogno che qualcuno ci stimoli ad uscire dall’abbrutimento.
Grazie per farlo in modo superbo, ma in punta di piedi.
This reads as a script from a movie. And indeed, we should not forget where you are working. It’s so easy to forget as we can watch you working on our devices nowadays, and you do it all so perfectly that we almost forget. Glad that you are save and sharing this with us. Thank you and save days ahead Luca!
What a thrilling read that was, so close to tragedy but your skills and the crew made sure you returned safely that day.
when you wrote the words ” i’m in a place where I’d rather not be surprised. ” i thought this sentence must be immortalized in the history of nasa .
Your observation of the blackness of space was thought provoking , not the colour black, just the absence of light.
Words i can only read about from your unbelievable experience aboard the ISS .
Hopefully now you have identified the problem of the water leaking into your helmet.
Thanks Luca ,
Take care up there .
Senza fiato….. ci lasci senza fiato e con tanta commozione per le tue imprese. Onorato di essere siciliano, con te una parte di noi resterà in orbita per sempre….
Ciao Luca terribilmente emozionate
ho appreso che c’è stata una difficoltà incredibile, tu hai centellinato l’emozione con il tuo racconto pacato. La pacatezza che ti ha permesso di tornare in “ordine” nella tua casa spaziale..
sei un eroe..
Grazie. Ho letto con un’ansia degna di un racconto thriller! Oltre ad essere un grande atleta dello spazio sei uno scrittore di rara sensibilità. Riesci a trasmetterci emozioni speciali.
Continua così. Sei un grande Uomo!!!
How scary it was — and how fortunate that you had so many great colleagues up there in Chris, Karen, Fyodor, Sasha, and Pavel ready to leap in and respond. This is why countries send their very best to space, because you never know what you’ll have to confront up there. They, you, and everyone on the ground working to support the ISS really are the cream of the crop.
Bravo Luca, qui sei stato veramente GRANDE!
Ho letto tutto d’un fiato temendo tanto per te, certo che l’autocontrollo che hai è enorme d’altronde sappiamo l’incidente che hai avuto sulla Manica e come l’hai affrontato. E’ anche molto bello il lavoro di squadra super necessario lassù. Ci deve essere stato un attimo nel quale con grande freddezza hai pensato tutto quello che dovevi fare e ci sei riuscito, è veramente emozionante il modo in cui lo racconti, grazie ancora per dividere questa esperienza speciale di vita con noi!
Rosetta Savelli,
Jazzy USA ha risposto al tuo Tweet!
Rosetta Savelli
@rosettasavelli
#astro_luca #EVA 23 #water blogs.esa.int/luca-parmitano… via @astro_luca – 20 ago
Jazzy USA
@JAZZYUSA
@rosettasavelli @astro_luca Very interesting experiments in space. Hope that they have some benefit for humans n the future:)
20/ago/13 02:29 p.
Leggerti è davvero un immenso piacere. Operi con la testa ma scrivi col cuore tanto da coinvolgere empaticamente il lettore. Comunque, speriamo che non ci siano più sorprese… e tutto vada secondo i vostri progetti. Ciao super Luca, un abbraccio terrestre.
Grazie per aver condiviso questa esperienza. In qualche modo rischiamo tutti la vita ogni giorno, muovendoci nel traffico, praticando uno sport, ecc.; ma ricordarsi che c’è chi lo fa in piena consapevolezza, con anni di addestramento, per permettere al genere umano di spostare sempre più avanti l’ultima frontiera, ci deve rendere umili e farci apprezzare quanto valga la nostra breve vita.
Ciao Luca, ti scrivo spesso, anche su twitter…indubbiamente un momento difficilissimo in cui ti senti solo nell’universo, sperduto e a rischio di morire. Sicuramente, con il senno di poi, è anche bello sapere che nel pericolo più estremo sei rimasto lucido…francamente le tue idee di bloccare il flusso congelandolo è INCREDIBILE…hanno davvero scelto bene SEI PROPRIO UN ASSO!!!!! Io lavoro in rianimazione come infermiere e nel tuo scritto ho letto molte tensioni che coinvolgono me e i miei colleghi quando ci troviamo per le mani delle vite in immediato pericolo e, sai, la vita non è la tua in quel caso….ma la velocità di decisione ed esecuzione a cui vieni forzato dagli immediati rishi per la vita, sono a volte più grandi di te…o almeno cosi pensiamo…quando alla fine abbiamo successo, spostiamo più avanti il concetto del nostro limite….ed è una grande soddisfazione!!!! COMPLIMENTI MAGGIORE!!!!! SEI LA PARTE MIGIORE DI QUESTA ITALIA!!!!
Maggiore, lei è un uomo extra-ordinario.
Da quaggiù la seguiamo con sincera stima, grazie per condividere le sue esperienze.
Emozionatissima, ti porto nel mio cuore, complimenti a tutti voi!
Luca, grazie mille per quello che tu, i tuoi colleghi astronauti e tutta la grande “famiglia” di ingegneri, scienziati e tecnici fate per noi ogni giorno con tanta passione e dedizione.
Quel giorno stavo seguendo in streaming la tua passeggiata; la pagina era finita sotto ai miei documenti, ma l’audio era sempre in sottofondo… ad un certo punto ti ho sentito segnalare il problema e mi sono chiesto subito “ho capito bene?!?”. Ho subito recuperato la pagina ed ho seguito tutte le fasi seguenti con molta attenzione, perché volevo capire bene cosa stesse accadendo… e queste tue parole mi hanno fatto capire cos’hai provato in prima persona!
Sono stato davvero contento di rivederti dopo che ti avevano aiutato a liberarti!
Ti guardo sempre quando passi sopra a Milano e, recentemente, anche dalle vacanze nel deserto dell’Uzbekistan. Ti seguo e commento su Flickr da quando sei partito e penso che sia davvero bello che sapere che nello spazio così lontano ci siano persone come te che lavorano per noi! Lontano certo, ma così vicino da vedervi passare ad occhio nudo e seguire le vostre attività attraverso i video, i blog e le foto. E chissà mai che un giorno di questi non si riesca anche a sentirsi via radio!
Grazie ancora Luca, grazie delle belle immagini che ci mostri, delle parole che ci mandi e delle emozioni che ci regali. Grazie di tutto!
Sono davvero orgoglioso della Bandiera che porti sulla tuta!
A presto,
Mirko
Salve da quaggiù, dalla Toscana.
Mi chiamo Sonia e di solito la mia riservatezza mi impedisce mosse azzardate, quali per esempio la scrittura di un post come questo.
Ma il tuo racconto è talmente bello e semplice e forte che non posso impedirmi di scrivere.
Non ci conosciamo ma tu sei me. Perché stai avendo una esperienza che avrei da sempre voluto fare io, ma che sapevo, da sempre, che non avrei potuto fare.
Sono nata con problemi fisici seri alle gambe, niente di particolarmente grave sulla terra, barriere insormontabili per un’ esperienza come quella astronautica.
Nel ’69 avevo sette anni e a Luglio guardavo la luna col binocolo di mio zio perché VOLEVO vedere il LEM… Non ce la feci, ma la fantasia si impastò con la passione e incominciai a leggere tutto quello che trovavo in giro sullo spazio. A quattordici anni, al ginnasio, in un giorno e una notte lessi “Al di là della Luna” di Paolo Maffei. Col mio amore di sempre a diciott’anni comprammo “a rate” (tre, di diecimila lire l’una) “Il Catalogo dell’Universo” di Murdin e Allen. Mi sono laureata in fisica a Pisa con un piano di studi di astronomia e astrofisica. La mia carriere di donna dello spazio è finita lì.
Ma la passione e la fantasia non hanno smesso di impastarsi con le conoscenze acquisite. Quando parlo del cielo ai miei studenti, quando guardo il cielo, sgorgano fiumi da me al mondo e viceversa, non è parlare e guardare, è ESSERE, insieme col mondo; non è qui e ora, è SEMPRE.
Regalandoci immagini meravigliose, raccontando cronache perfette dal punto di vista tecnico e umanissime nello stesso tempo ci fai, mi fai, il più bello dei regali: la condivisione di una esperienza unica che con passione, competenza e fantasia una grande persona, intelligente, generosa e umana mette a disposizione di tutti.
Grazie
Grazie Sonia,
anche le tue parole sono per me un bellissimo regalo.
Ho letto il post di Sonia, e leggendolo, sapevo già che avrei trovato sotto una risposta di Luca. Che bello imparare a conoscerti…
Caro Luca,
quel giorno leggendo le notizie che arrivavano dai media avevo capito che era successo qualcosa di grave… sapendo che i liquidi a 0g formano una bolla, averla nel casco non era una bella cosa.. come quando ti immergi e l’acqua entra nella maschera… solo che nello spazio non è semplice “emergere” e togliersi la “maschera”. Un giorno racconterai, magari sorridendo, che potevi essere il primo ad annegare nello spazio! e lo dico per scaramanzia…!! Sicuramente questa tua esperienza insegnerà molto per migliorare le prossime missioni…
E complimenti per la tua grande capacità di scrittura.. ci hai trasmesso il pathos di quei momenti come i migliori scrittori sanno fare.
ciao e grazie di farci volare con te
Andrea
Bravo Luca, la preparazione militare ed il tuo self control ti hanno aiutato a venir fuori da una brutta situazione….complimenti davvero 🙂
Luca,sei il tipo di persona che preferisco.calmo e con le idee chiare,con la ragione in mano, e con i 9 sensi pronti.congratulazioni.
Luca, this was frightening and fascinating. So happy you were able to work your way through it. I am curious about the source of the water. Where would that volume of water originate?
—ed pyle
Flagstaff, Arizona, USA
we know now it was the cooling loop – but we don’r know the exact source.
Question. swallowing some of the water was not an option at the time? i obviously dont know HOW MUCH water there was. Just a question from a dreamer… a writer…
edit on my question. just watched Mr Cassidy’s Video and realized the actual situation.
Thank you for keeping your cool and doing the right thing.
You are important to us all.
You have my respect.
Why didn’t he just drink the water? Or at least consider it as an option, instead of his idea of cutting his space suit?
And when he was upside down and the water was in his nose, couldn’t he breath through his open mouth?
If it was the cooling loop, it’s water or other cooling liquid?
Ciao Luca ti ho. Appena visto passare qui faReggio Emilia
This was quite terrifying and claustrophobic.
Capitano! Lei é uno dei rari italiani di cui esser fieri! Come può vedere dai commenti non si dimentichi mai che dallo stivale, e non solo c’è chi, oltre ai suoi cari, la ammira per la sincerità, umiltà e profonda dedizione ed amore con cui svolge il suo lavoro.
I miei più sinceri auguri di buon proseguimento di missione.
Mi sono accorta mentre arrivavo alla fine della lettura che stavo trattenendo il fiato, l’idea dell’acqua nel casco che iniziava a salire, il buio intorno, la visuale offuscata… Ma quanto diventano lunghi quei minuti? Bravo Luca, aspettiamo altri racconti e altre foto.
:-O
…sono senza parole…
Per noi “comuni terrestri” sei (e siete…) il nostro Superman (vedi foto) che fra un esperimento e l’altro ci fa divertire e gustare con meravigliose foto dallo spazio, con divertenti e sorprese chiacchierate via etere, l’appuntamento fisso la sera per alzare il naso all’insù e di punto in bianco gridare “eccolo!!!” quando un puntino più luminoso del solito appare all’orizzonte… ma questo tuo analitico ma assolutamente non freddo racconto di questa disavventura, o meglio imprevisto, ci riporta improvvisamente e bruscamente alla (vostra) dura realtà di pionieri, ospiti, avventurieri, in quel mondo vuoto nel quale anche una fuoriscita di acqua (l’elemento vitale della nostra esistenza!) può essere un pericolo mortale!
Poi tu (vorrei darti del Lei vista la nostra estraneità…..ma non mi riesce…..perdonami) ci metti il cuore, in tutto questo, e si vede…..nell’affrontarlo (anche se è contata di più la testa), nel raccontarlo con quella leggera ironia che si percepisce far parte di te (magari mi sbaglio….), nell’essere comunque presente quaggiù pur essendo infinitamente lassù…
Mi viene da farti dunque i complimenti per la professionalità e freddezza dimostrate in questa situazione inattesa, per il coraggio che hai avuto anche nel raccontarlo così apertamente, per la grande umanità che traspare da quello che fai e che ci fai vedere, e soprattutto un GRAZIE per farci sentire finalmente orgogliosi di quel tricolore che ti porti a spasso lassù, ultimamente troppo spesso infangato e sbeffeggiato quaggiù da personaggi ben poco attaccati alla nostra terra ma a qualcos’altro…..e mi fermo qui 😉
Grande Super Luca, in bocca al lupo (si può dire in Aeronautica?) per il proseguo della vostra missione, una forte e virtuale stretta di mano e, se puoi, facci sapere da dove cavolo è uscita quell’acqua……. :-D.
🙂 crepi il lupo!
Guardare ad una propria esperienza così profondamente difficile con lucidità, perizia tecnica, puntualità e qualità linguistica è roba da esseri al di sopra della media. Parmitano mette i brividi; da uomo, da professionista, da scrittore. Ma tutto questo non può giustificare un problema GRAVISSIMO che in nessun modo sarebbe dovuto capitare. Se Luca non ce l’avesse fatta?
È così che si costruiscono i miti: coraggio, lungimiranza, passione, perizia ,ma un mito non può trovarsi a migliaia di km dalla terra e avere problemi così assurdi.
Grande Parmitano un pò di orgoglio italiano in un periodo così strano per il mondo…!
Incredible blog Luca! Thank you for sharing this insight.
I’m currently reading some of the diaries by the early Antarctic explorers like Shackleton, Scott, Amundsen and Mawson – your situation shares certain parallels with their situations and the danger they faced with every step in uncharted territory. As you say, you are at the frontier of human endeavour and with it comes danger and inherent risk. I guess it’s a case of minimising the variables and therefore minimising that risk. I think it’s a tremendous tribute to all the men and women on the ground who design the procedures and training programmes that you guys do, for hours on end prior to a mission, that you were able to safely make it back inside and tell the tale.
Thank you once again for sharing your insight and letting us down here on terra firma ride with you aboard the International Space Station.
Really liked your last sentence “Space is a harsh, inhospitable frontier and we are explorers, not colonisers.” Good thinking on using the safety cable to Pull you back. I was so tensed until i read that.
Sei un Grande Luca … le opportunità belle o non belle che siano rendono gli esseri grandi e tu sei riuscito a dimostrarlo per te stesso e per chi con sentimento ha letto tra le righe la tua importante esperienza di vita.
Solo i “Grandi Guerrieri” compiono imprese irraggiungibili e tu lo hai dimostrato vivendolo e condividendolo con l’umanità che ti sta seguendo con tutto lo Staff di Astronauti…
Un abbraccio Luca da un puro siciliano come te e felice di sapere che una parte importante della Sicilia è li …. nel Cosmo !
Grazie per le emozioni e stupende fotografiche che ci regali.
Felici e giorni sereni siano per tutti Voi…
Reason #2 why I’m not a spaceman!! :/
incredibile Luca ringrazio i tuoi ingegneri e’ il tuo addestramento che ti hanno permesso di mantenere la calma necessaria, ma sopratutto che ti habbiano permesso di raccontarlo con la bravura d’un scrittore incredibilmente coinvolgente mi sembrava che, a mamo a mano che leggevo vivevo insieme a te i momenti della tua “avventura ” che cosi raccontati sembrano pochi e lunghi nello esteso tempo, non capisco come poi, tu abbia avuto la voglia di scherzar con la vignetta
del vino…. ma questo,dimostra. come semplici uomini possano diventare grandi astronauti, grazie ancora una volta per darmi la sensazione di essere la’ che vedo la terra grazie ai tuoi occhi e sento una forte emozione pensando che un giorno magari i miei nipoti viaggeranno tra le stele esplorando tutto il bello
Well written, Luca. Your composure under extreme stress is why we all call you astronauts HEROs. Hats off to you and your fellow space explorers. BTW, I hope to QSO on the ham radio sometime. Your “Message in a Bottle” blog entry was awesome as well. Listen for KK4ROX on the east coast of the US.
Wow!! Amazing account. I found myself holding my
breath as I read. So happy you were able to tell us about
it.
È bello sapere che anche gli uomini coraggiosi come te mettano in primo piano la prudenza. Quanti brividi nel leggere il tuo personale racconto. Per fortuna tutto bene. Grazie per condividere tutte le tue emozioni con noi. Ciao Luca
Grazie mille per questo dettagliatissimo resoconto, non solo dell’accaduto, ma anche dei pensieri che hanno attraversato la tua mente in quei momenti.
Prima di leggerlo, continuavo a chiedermi come doveva essere stato per te trovarti a dover gestire un’emergenza non nell’ambiente familiare di un’abitacolo, ma fuori, nel nulla.
Nel leggere questa relazione sono rimasto per tutto il tempo con il fiato sospeso. Complimenti per la lucidità nel descrivere ogni minimo particolare. E’ una brutta esperienza, ma se si riesce a raccontarla diventa una grande esperienza che può salvare tante vite umane nel futuro. Condivido questa espressione: Lo Spazio è una frontiera, dura e inospitale, in cui noi siamo ancora degli esploratori e non dei coloni. Auguri Luca, i tuoi sacrifici e quelli dei tuoi colleghi astronauti, sono contemplate nelle mia preghiere.
Benito Aprie.
Wow, amazing story and well told too! Astronaut AND a writer, eh? So real I could almost “taste” it!
Forgive me for asking the obvious but could he not just drink any water that went in his mouth ? I admit zero gravity would make this situation very difficult. what volume of H2O was inside the helmet ?
you need to be able to breathe in order to drink.
Tu es un Héros Lucas !!!
Incredible. I found myself holding my breath while reading this. I am so glad you are ok. You and all of your fellow “roommates” are truly inspirational people.
Well you have brought me to tears several times over the last few months Luca, your launch, your entry into the ISS and now this. Thank goodness you are OK. The morning this happened I was boarding a boat for a remote island in Timor. As I left the hotel that morning I caught Kathy’s status update but due to poor Internet I could get nothing else. Not knowing if everything was OK I was to use an Australian euphemism ‘out of my tree with worry’. Thankfully when I got to the island there was a couple who had a radio that could pick up BBC and I found out what had happened and that you were OK. I have never doubted what dangerous exploration work you are doing, thank you.
Hello Cheryl, I love the ‘out of my tree with worry’ euphemism, I’m going to steal it!
Thanks for sharing this! However, I was wondering (and please excuse if this might be an extremely stupid question): could you have improved your situation by swallowing/drinking some of the water or would that not have made any difference because of the amount of liquid?
What a terrifying experience, it’s really inspiring that you handled it so well. When will they figure out what caused water to enter your helmet?
Man! Intense story…but you left out the best part!! Where did the water come from?
Bravo, Luca. You kept your composure during a terrifying experience and wrote a thrilling summary. We must never become complacent about safety in the space program.
As Douglas Adams taught us: don’t panic, and bring your towel.
Luca,
I found myself holding my breath as I read your post. You managed to stay calm in a super stressful situation. This reminds me of the fire on-board the soyouz. Similar in many ways…quick improvisation, while maintaining calm in a chaotic situation.
Bravo!
In apnea. Lei è un Grande!
I’m amazed you managed to stay calm even with water in your nose.
Thank goodness for sudden depressurization training (i.e., “If you find yourself exposed to the vacuum of space, FOR THE LOVE OF GOD, EXHALE!”)!
Good Job, Luca…. and great lesson!!
wow, what control you have. heeeeeroooooo!
now, what was the actual problem? what caused the water to enter your helmet???
sei commovente
Luca innanzitutto ti ringrazio per aver condiviso e spiegato così bene la tua ‘terribile’ esperienza durante quella EVA. Io la seguivo sul computer mentre mia moglie accanto era intenta in altre attività. Ma quando ho sentito dirti che avevi acqua nel casco… abbiamo iniziato tutti e due a seguire con grande attenzione quello che succedeva. Quei minuti sono stati lunghi anche per noi. Quando sei entrato all’interno dell’airlock e non sentivamo più nulla dal tuo casco, a parte la statica, sono stati i momenti peggiori. Vedere tutto l’equipaggio fuori
dal portello (mai visto prima durante la conclusione di una EVA) pronto ad accoglierti ci ha fatto temere il peggio. Io e mia moglie ci siamo trovati ad incitare Karen e gli altri ad aprire il portello più rapidamente possibile… abbiamo anche inveito per la loro, apparente, lentezza! Poi finalmente, quando ti hanno tolto il caso ed ai cominciato ad asciugarti il viso, abbiamo potuto riprendere a respirare… Quei momenti erano stati drammatici già in diretta ma sentire il tuo racconto li rende ancora più terribili. Ma grazie al tuo coraggio, sangue freddo, autocontrollo e l’addestramento questa brutta ‘esperienza’ potrà essere archiviata ed entrerà a far parte della ‘Storia’ dell’astronautica. Siamo fieri di te Luca e questo dimostra che il nostro Paese non è tutto da ‘buttare’ come sembra in questi ultimi tempi. Infine un plauso al Parmitano scrittore… se ti ‘stanchi’ di volare fra le stelle hai già una carriera letteraria di fronte a te! Chiudo con una domanda: vi sono speranze che tu possa eseguire una nuova EVA prima della fine della missione?
Ti ringrazio dei commenti, che mi fanno moltissimo piacere, naturalmente :). Per quanto riguarda una nuova sortita, non e` prevista… ma la speranza resta fino all’ultimo giorno: Tom Marshburn insegna!
Luca, non ci sono parole per descrivere le emozioni che riesci a trasmetterci, leggendo il tuo racconto ognuno di noi ha vissuto in prima persona l’accaduto, tutti siamo stati terrorizzati, confusi, sordi, preoccupati ma lucidi, freddi e professionali come te! esperienza indimenticabile! riesci a far scendere le lacrime sul mio viso come nient’altro riesce! sei il nostro eroe e incarni il nostro sogno! buon viaggio Luca! al prossimo passaggio sulla Sicilia spero di vederti nel cielo, ti salutero’ con l’affetto e la stima che provo! grazie. marco
So glad it worked out well. The trip back to the airlock took a lot of concentration. A job well done for the whole team.
Luca, what an incredible experience. Often people do not realise how hostile space is, too used to considering it a Star Trek kind of thing!
WRT to the earlier question about drinking the water. You replied “you need to be able to breathe in order to drink”. Were you not able to do either? I suppose you had some kind of breathing equipment which you could use to breathe through the water inside your helmet… hence you couldn’t drink what was outside the breathing equipment. Or am I missing something?
Oh, by the way, da italiano emigrato a Londra ti ringrazio per quello che fai. C’e’ davvero ben poco di italiano di cui essere orgogliosi al momento. Il cibo e… Luca Parmitano 🙂
Luca hai un coraggio da leone, credo che tu abbia fatto bene a fissare questo ricordo. Per te che l’hai vissuto in prima persona, per noi che ti vedevamo sullo schermo allibiti. Ma anche e soprattutto per i tuoi familiari.
Ho pensato a loro quando ancora non si apriva il portellone che ti separava dai compagni all’asciutto.
Che attimi terribili.
Se ritornerai nello spazio, credo lo dovrai sicuramente a questo piccolo team che tifa per te.
This is proof that astronaut training is not to be overlooked. It is also proof that astronauts deserve all the respect they get. I would probably have drowned, or worse, made a mistake that would have sent me away from the station. I know a few people who would definitely have panicked. My wife would have drowned and panicked (her worst nightmare is drowning).
Instead, we have a professional who kept his cool despite frankly terrifying circunstances, and lived to talk about it. Not only that, but he brought back the faulty equipment which will no doubt be thoroughly analyzed to find the defect and eliminate it.
Hats off, and I bow to you, sir.
Pascal.
Tensione palpabile tra le righe. Sicuramente un brutto momento, fortunatamente e sicuramente anche grazie al tuo snague freddo conclusasi nel migliore dei modi.
Un paio di domande: alla fine, da dove arrivava quell’acqua? Era davvero una perdita del contenitore dell’acqua potabile? E nel caso, non avresti potuto “semplicemente” berla?
Ti ringrazio se tu o qualcuno del team o comunque esperta sapra/vorrà darmi le risposte che ti ho posto.
no, non era una perdita del contenitore di acqua potabile, questo e` assodato. Era acqua dal sistema di raffreddamento. Per poter bere, bisogna poter respirare!
Hi Luca,
Did you consider drinking the water in order to solve the problem?
Cheers!
Martin
Wow. Glad you made it Luca!
And good on showing all and sundry why they were right in choosing you to be up there…
Ciao Luca, ho lasciato passare un’intera giornata prima di scriverti … cosa, tra l’altro, che non avevo mai fatto prima che arrivasse AstroLuca 🙂 C’ero anch’io, come tantissimi altri, incollata allo schermo per seguire la tua 2^ EVA, quel giorno ed ho vissuto tutte le emozioni che hanno descritto così abilmente coloro che mi hanno preceduto. Ma c’è una cosa molto più importante che mi continua a frullare nella testa da quando ho cominciato a seguirti e, all’improvviso, ieri mi si è chiarito tutto quando ho letto in una tua risposta: ” Spesso quelle che inizialmente ci sembrano negative possono portare inaspettate e gradite sorprese…” Un giorno in un post ti avevo chiesto cosa provavi ad avere così tante persone che ti seguivano … ed è proprio così, ma la cosa per me più importante è che, oltre le meravigliose fotografie che ci regali, trasmetti valori universali che spesso sono sopiti dentro di noi. Io so di essere una persona in cammino, ma c’è voluta una grave malattia perché ne prendessi coscienza ed iniziassi questo meraviglioso percorso ed altrettanto so che ognuno di noi può prendersi cura degli altri, in silenzio, solo con l’Amore. Ebbene, quello che volevo dirti, e spero non mi prenderai per una pazza fanatica, è che io vedo in te il barcaiolo che, con la sua barca, aiuta gli altri a traghettare dall’altra parte, la tua barca è la Stazione Spaziale ed il mare lo Spazio infinito. E’ una grande responsabilità perché siamo in tanti, ma tua hai l’umiltà degli uomini semplice ed un Cuore aperto. Sono felice di averti conosciuto ed anche se non sono più una giovane donna, ho imparato molto da te. GRAZIE LUCA <3 <3 <3
no, certo che non ti prendo per pazza – e perche` mai dovrei? ti ringrazio per quelli che ritengo bellissimi complimenti.
Hanno già scritto tutto quello che mi è venuto in mente leggendo questo tuo post. In più posso solo dirti che sto “spammando” questo blog e i tuoi post con chiunque conosco, poiché scrivi meglio dei più avvincenti libri di fantascienza, e il bello è che di Fanta non c’è nulla (non so se ce l’hai a bordo come bibita 😉
Ti pongo una domanda da (quasi) profano: ma il circuito di raffreddamento serve per quando sei esposto al sole?
Fa strano pensare ad un raffreddamento quando fuori hai lo zero assoluto…
Spero mi potrai rispondere, anche solo con un ciao, o un insulto perché per me sarebbe una emozione incredibile
Ciao Gabriele,
mi permetto di risponderti.
La temperatura esterna della ISS non è lo zero assoluto (pensa che nemmeno le regioni più remote dell’universo raggiungono tale limite).
Alla quota della Stazione Spaziale ci sono escursioni termiche tra giorno e notte che vanno circa da -100 °C a +70 °C
Essendo l’astronauta circondato dal vuoto, non può dissipare calore per convezione come succede sulla Terra, e l’unica via “naturale” di scambio termico con l’ambiente esterno è l’irraggiamento.
Il problema è che nel ciclo giorno/notte , il calore che si accumula all’interno della tuta è superiore a quello che si dissiperebbe naturalmente.
Da qui la necessità di un liquido di raffreddamento posto a contatto del corpo dell’astronauta tramite tubicini, per mantenerlo ad una temperatura confortevole.
Grazie per la cortese risposta, molto gradita.
Immaginavo non fosse possibile “scambiare” calore con l’esterno, non essendoci nulla con cui effettuare lo scambio. Non sapevo invece le temperature effettive.
Quello che comunque non mi è chiaro, il ché non è un problema s’intenda, è come avviene il raffreddamento, dal momento che il liquido dovrebbe essere solo un vettore che trasporta il calore dal corpo del cosmonauta ad uno scambiatore che lo raffredda, no?
A meno che venga usato fino ad esaurimento della sua efficacia, quando raggiunge la temperatura corporea…
Grazie ancora sentitamente, vedrò di studiare un po’ e documentarmi 🙂
Grazie Luca, è un racconto eccezionale… e non è fantascienza, è la verità. In bocca al lupo a te e a tutti voi dalla Terra!
Letto e riletto tutto d’un fiato!!!
Well done, Luca
Congratulation Luca!!
You managed to take control of a very serious and potentially fatal situation in your own hands, and to go back to safety despite not being able to see or hear anything. It takes a lot of skills, cold blood, self confidence, and will power to overcome the fear and regain control.
Your incident reminds me of Neil Armstrong in 1966, when its Gemini 8 spun out of control, and he managed to regain control despite getting completely disorientated.
We all dream to go to space, but they only choose the very best individuals to go up there.
You made all Italians, and all Sicilian like me, very proud!!
Remember: Your name will remain in the history of Space Travel, forever.
Self control non comune, Luca. Complimenti, sei una persona eccezionale! Bellissimo anche il lavoro d’equipe che dimostra l’importanza della collaborazione nel raggiungimento di obiettivi comuni. Siete proprio un bel team. Un saluto a tutti. 😀
Grazie per tutto quello che fate per noi ogni giorno lassù.
Dear Luca,
thank you so much for the account of those tense moments. It made for a nailbiting read. So glad you managed to get back safe. Space is unforgiving environment and only quick thinkers and thoroughly trained pro’s can deal with curved balls it sometimes throws at you. Well done and keep up the great work!
Greetings from the Czech republic!
Ondra
Well… lucky enough you did NOT become the first to drawn in space… but you must be the first man with his own private swimming pool in space… kind off… 😉
This shows why you were selected as one of the few!
I’m glad you made it.
Just curious, could you not drink that water to empty it from your helmet, was it unsafe?
Oops, excuse me, just saw that you’ve already answered that question 🙂
Da quando negli anni ’60 leggevo avidamente i racconti di fantascienza non avevo più provato tanta fretta di arrivare alla conclusione positiva della narrazione !
Siamo davvero orgogliosi che un italiano coraggioso ma anche abile scrittore ci renda partecipi della sua esperienza nella nostra bella lingua
Impressionante, leggendolo mi sovviene alla mente la scena di 2001 Odissea nello spazio quando David si lancia nell’airlock dall’esterno. E’ incredibile pensare che proprio ora ci sono persone che queste avventure le vivono davvero.
Complimenti per come hai affrontato la grossa difficoltà, parla uno che va nel panico quando pedalando in bicicletta gli si appannano gli occhiali 🙂
Credo di poter parlare a nome di molti dicendo che tra i (pochi) astronauti italiani avvicendatisi sei il nostro preferito.
Tanti auguri per il prosieguo.
Voy a escribir en español, para que sepas Luca , que es desde “otro lugar”. Tu excepcional relato responde a una excepcional y crucial experiencia !. Quizà llegaste en esos minutos de estupor ante lo inesperado, a aquilatar el verdadero valor de tu vida; el màs terrenal de los sentimientos, vivido en el espacio! Como una paradoja…. Felicitaciones por todo y gracias por todo tambièn!!!!!!
🙂 Muchas gracias!
3 brave astronauts die in Apollo 1 by fire and you almost die by water. Who would think that such basic elements would be so deadly getting to or in space?
Thank you for posting such a riveting account. You are a true hero.
–Jeffrey
Incredible story. You astronauts are pretty much heroes in my book as you put your lives on the line to further the knowledge of mankind. We’re proud of you, the entire support team, and our space programs.
I grew up in a NASA family and your experience reminded me of a story my father told me about the first American space walk by Edward White. He too encountered problems re-entering the spacecraft when the hatch would not close due to thermal expansion. I learned of his story in my father’s usual humble and nonchalant manner while we were on a bus riding to STS-125 Atlantis launch for the final repair to the Hubble Telescope and our guide had asked us if we knew who the first American astronaut to walk in space. He said he knew the answer because the incident had occurred over his “window” of operation for earth station that he was manning. I was taken aback. Makes me wonder what other stories he has to tell of those early days of exploration.
Keep exploring!
You handled the situation like a true hero. Astronauts are a different breed and you’ve shown beyond any doubt that you have the right stuff. Take care and stay safe, Luca.
Luca, thank you for sharing this experience. Amazing story, for the wrong reasons, but amazing nonetheless. Relieved that all worked out in the end.
Hey Nigel, thanks!
Glad that you are ok! Thanks for sharing your amazing journey with all of us. It makes me think of how in the past people were sailing ships and discovering the earth but we never heard most of their stories. Amazing that nowadays we can hear about it straight from the explorers in a matter of minutes.
Caro Luca,
grazie di tutto, anche di questo racconto da brivido ed affascinante nello stesso tempo.
Sono un appassionato dei cieli dall’infanzia e questa sera, dalle colline del Parmense, io e un’altra decina di amici abbiamo ammirato alle 21.36 il passaggio della brillantissima ISS allo zenit (magnitudine -3.4).
Ti abbiamo anche salutato a gran voce, soprattutto i tre “cuccioli” Chiara (8 anni), Samuele (4 anni), e Andrea (quasi 3 anni). Ci hai sentito nonostante la distanza? Forse si, ma nel dubbio volevamo essere sicuri che ti arrivassero il nostro affetto e la nostra riconoscenza: sappiamo che non sei lassù solo per te, ma anche per tutti noi, quindi …
GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE DI CUORE!
Chiara, Samuele, Andrea, Davide, Cristina, Alessio, Alessia, Luciana, Vanda, Daniele, Stefano, Annamaria
Sono io che vi ringrazio per l’affetto che, vi assicuro, sento anche da quassu`. Un abbraccio speciale dalle spazio a Chiara, Samuele e Andrea.
Ciao Luca, vorrei farti i complimenti per le foto e per i continui aggiornamenti è davvero bello potere seguire un lavoro così unico e straordinario da “vicino” anche se le distanze sono altre 🙂
Ciao Luca saluti complimenti e grazie per avere condiviso tutto con noi !!!
Wow! Great story! Loved the writing!
Driving back from work your account was half read on CBC-As It Happens.Already on the edge of my seat and almost stopping my car,I had to read the rest of it arriving home,somehow knowing that it must be a terrifying happy ending!!Poured Cognac,put on Mike Oldfield-Tubular Bells and read your whole account.I drank to your good health and courage.
🙂 Cheers!
Thank you for sharing your account. You are a great astronaut and would have done well in the Apollo program.
“This is Major Tom/Luca to ground control…”
Bravo! Such bravery and calm in a crisis. You are a great credit to your country your family and the space service. Eccezionale!! Coraggioso!!
Grazie. 🙂
Wow…. Avevo letto ieri il tuo post su un altro sito, e me lo sono riletto “volentieri” su questo ufficiale che ha appena linkato Samantha Cristoforetti.
Che dire… siete persone speciali, coraggiose all’inverosimile e preparate… se siete lì è perchè avete tutte le carte in regola per poterci essere.
Certo mi viene da dire che in questa uscita EVA tu i tuoi jolly te li sei giocati :-p ma per fortuna è andato tutto bene, merito soprattutto TUO e del tuo controllo sulla situazione. Grazie Luca per le belle emozioni e per l’orgoglio che ci dai come Italiano!
Luca,
You experienced the sum of all fears for an aquafobic claustrofoob with vertigo: to drown in space in a confined pressure suit…and you live to tell the story. Man, you should play the lottery more often!
Anyhow, amazing job you ( and the team) are doing. Stay safe.
Peter
Wow, complimenti!
That’w why I always wanted to be an astronaut..Such great stories…
I miei complimenti, non avevo capito la gravità della situazione fino a quando non ho letto il tuo resoconto.
Pensi che potremo sapere l’origine del guasto durante la tua missione o dovremo aspettare il tuo ritorno?
Grazie di tutto quello che ci comunichi.
Con un po’ di invidia.
Alessandro
Luca,
Thanks for share this experience with us.
I’m sure your spacesuit will not leak again.
Greetings from Brazil to all ISS.
I could hardly read fast enough to find out what happened. So thankful you are safe. It is awesome to realize you are all living in space. We think of you often and what it must be like to be there. Your account brought it very much to reality. You never explained though where the water came from inside the helmet?
that’s because we’re still investigating. It’ll take a while but we’ll find out.
So was this ever resolved? What happened and where did the liquid come from?
Geesh! I am glad you are ok. What exactly happened to your space suit ?
Thank you for expanding the frontier for all mankind – wish you many more successful (and less stressful) missions!
Luca, your story has left me speechless. Both because of how what happened to you and because how you and the rest of the team reacted. To say that you have one of the most horrifying experiences a human being can have AND you and the team had the self control to recover from it is too light of a description.
Courageous, intelligent and cold blooded. Space exploration is a dangerous endeavor, and I wish you many successful missions in the future. You are certainly prepared for them.
Not to mention that you are, on top of all that, a great writer.
anche queste sono emozioni…
What a thrilling account of your experience in space, you posses, and represent all the qualities and discipline of a Professional. Your self control and coolness under such incredible duress are outstanding!. I am glad that the outcome is what is it and that you can write about it. Thank you for sharing you story with those of us that wish to walk outside our earthly bounds…….
extraordinary intelligence and skill, no wonder you were selected for the astronaut corp. well done.
I can only imagine how frightening this incident really was but I also imagine that your training really came in handy in helping you find your way back to the airlock. It’s events like these that remind us just how challenging the exploration of space can be and as you say, how easy all you guys make it look. One question, though, could you have “drank” the water to remove some of it from your helmet? You might not get the water out of critical areas like your nose and ears, though. Your helmets still have the Valsalva device in them right? I’m imagining it could have come in handy as well. Really glad things turned out well in this case & all the best for the rest of your ISS mission! – Jim.
Good idea about the valsalva: I tried to use it while the airlock was being repressurized and it ripped right off. I have it here in my crew quarter as a souvenir 🙂
You must have had the scariest EVA experience since Gene Cernans on Gemini IX. We take EVAs for granted they’ve gone so well over the years, at least as far as the spacesuits go. There’ve been lots of challenging events on EVAs, but potential life threatening – it’s been a while. Got pictures of that Valsalva device? I wonder how they compare to the Apollo era ones.
You had an extraordinary composure
Thank you for making us remind that we still new worlds for humans and there are still adventures to
Thank you for your story. I am glad you are able to tell it. I am sure that your training helped to keep you calm but I doubt that your experience was as calm as you described. I know the feeling of not being able to breath while under water. It is not pleasant. Be safe and continue to have fun.
Quando sei partito io ero davanti al video proiettore dell’osservatorio di Arcugnano (Vicenza), dove tra l’altro appeso al muro c’e’ un volantino del festival della scienza sul quale, con Paolo Nespoli, hai scritto una dedica per il nostro operato.
Inutile dire che questo fatto, che hai raccontato, è stato un brutto incidente dal quale sei uscito indenne anche per fortuna.
Nonostante questo ogni tanto guardo il cielo e scorgo qualche satellite artificiale transtitare sopra la mia testa e penso sempre a te. Io ti guardo mentre, magari tu stai ammirando la terra, la tua terra, … la tua casa.
Ciao Luca! 🙂
You are so brave. A great explorer and survived because you were sensible and did not panic. Fantastic job.
Caro Parmitano, corso Sparviero 4 (?), ti saluto da parte di mio padre, classe ’19, Sparviero 1; è stato lui a dirmi che sei dello Sparviero.
Ho letto il tuo resoconto, effettivamente è stato molto peggio di quello che avevo colto leggendo le notizie dell’ESA. Sei stato molto bravo.
Ciao.
Francesco
Mentre leggevo il tuo racconto lo stavo vivendo come una scena di un film, con ansia, brividi, angoscia e paura.
Il tuo lavoro è meraviglioso e non mancano di certo i rischi.
Per fortuna avete una preparazione formidabile e riuscite a risolvere inconvenienti simili. Un abbraccio a tutti voi.
Incredible and terrifying. Thank God that you are here to tell the story. I admire you
Talk about a close call, Luca maintaining his composure under such stress helped avert a disaster. Sure glad in the end all there was a EVA cut short and a spacesuit needing repair.
FYI, the New Jersey based Italian Tribune newspaper had a full front page article about Luca Parmitano, with photo of him in EVA suit sporting the tri-color flag (published before EVA). I gave the paper to a friend, Italian American, she passed it on to her family, they were very excited.
Good account… by the way where did the water come form?
You didn’t lose your calm and you were able to think clearly. Most people wouldn’t be able to do that. People like you make me feel better abour humanity.
Thank’s for the work you’re doing .. I’d buy you a drink if I could!
Dear Luca Parmitano … followed live here in Brazil its difficult times … despite being aware of the gravity of the moment, I trusted in the structure that exists with you and also on their technical ability, congratulations one more … She has worked unsuccessful .. one more contribution to the safety of future astronauts … more great work for human evolution … I’m proud of you … again congratulations Luca great astronaut and his team.
Why didn’t you just swallow the water ?
Thankfully he has not. It wasn’t water.
Guardo sempre le foto pubblicate da te sui social network perché ho sempre i brividi nel cogliere i particolari di cui fai eccellenti didascalie.
Lo spazio per me è stato sempre un sogno e spero che le esperienze di persone come te possano aiutare i nostri figli a vivere meglio.
In bocca al lupo per la tua missione con la speranza di poterti un giorno conoscere.
Well written, and what an awesome story Luca. I’m very happy for you that it turned out OK. Great teamwork!
Best of luck to all of you.
Thanks a lot for sharing this experience with us….!
Thank God….you are safe…..!!!
Your calmness really contributed a lot. You are a great teacher Luca….. a great inspiration for us…definitely….but as it said….’with great power comes great responsibility’…..so the responsibility of being there on frontiers…….the frontiers of knowledge….the frontiers of space…..and the responsibility of being safe….!!!
Please be aware and safe all the times while exploring on this frontier…..and come back soon…:) safely 😉
Our best wishes are always with you…..:)
(have you finally recognized the root cause of the water leakage?)
“Engineers found that the source of the water leak was a clogged filter, however, they are not sure what contaminated the filter in the first place. Engineers are still trying to find the root cause of the buildup.”
Filters should be cleaned and checked more frequently, I suppose.
https://www.space.com/24835-spacesuit-water-leak-nasa-investigation.html
Ciao Luca
bisogna riconoscerti una capacità anche di scrittore colto.
Se non avessi fatto il pilota magari avresti molte pubblicazioni al tuo attivo…
Sai essere esauriente completo e coinvolgente…doti rare anche per chi scrive
di mestiere…:-)
Io sono un semplicissimo pilota collaudatore di elicotteri dell’Esercito quindi
sono letteralmente anni luce dietro di te, ma una vaga idea di quello che fai e
della preparazione con relativi studi e sacrifici per realizzarlo, riesco tutto
sommato, ad averla…:-)
Complimenti per il sangue freddo che sei riuscito a mantenere durante
l’emergenza in esterno con una tuta semi allagata in privazione sensoriale
di peso, orientamento ed infine anche in privazione visiva…
…anni fa a me durante un’immersione subacquea si blocco l’erogatore a 30 metri…
per fortuna a breve distanza avevo mio cognato e scambiandoci il suo erogatore alternativamente abbiamo potuto risalire dolcemente.
– Una autentica sciocchezza rispetto alla tua emergenza, ma anche nella mia mente
in quegli istanti prima di individuare mio cognato e raggiungerlo, è passato
di tutto e so’ che vincere l’istinto distruttivo del panico è vincere su se stessi
e sul nostro retaggio evolutivo che ha scritto nel nostro DNA “la fuga”
per sopravvivere ! :-))
Ti invidio (in senso positivo di stima profonda) e ti abbraccio idealmente…
– Dire che TU sei oggi un orgoglio nazionale e della razza umana, è sicuramente riduttivo.
Buon proseguimento e spero che potrai leggermi.
Ciao di cuore…Marco di Roma.Italy.
Ciao Luca! bellissimo il tuo racconto , lo ho divorato come si fa con i piu’ bei film , la differenza è che questa volta è vita vera ( la tua! )..
complimenti . Quando avrete scoperto cosa è successo alla tuta se avrai tempo scrivicelo , è rimasta la curiosità . A presto!
Luca, You. are a true Hero, We can be proud as Americans or from any country, that the best people from the world have dedicated themselves to explore, and make space travel safe for all. God bless you and your fellow astronauts. Don
“Handel: Who Knew What He Liked”
Caro Luca,
Ho letto solo ora dell’accidente che ti e’ capitato in EVA quest’estate: sono contento, perche’ nel caso di sfortunate conseguenze lo avrei saputo prima. Come molti (non dico tutti ma sicuramente tutti quelli nati nel 61) rappresenti il sogno di un bambino. Ho letto di un fiato il tuo racconto e la sola idea di affogare nello spazio non solo e’ allucinante ma grottesca, ma rende bene l’idea di quanto essere nello spazio sia una cosa che difficilmente comprensibile, anche per appassionati di voli spaziali. Ho aggiunto alla repository di quotes che fornisco ai ricercatori (biologi) dell’istituto una tua frase “Space is a harsh, inhospitable frontier and we are explorers, not colonisers.” ed e’ diventata anche la mia signature nel forum di KSP. in questa frase c’e’ tutta la delusione di una corsa fermata a meta’ perche’ anche se c’e’ tutta l’ammirazione per il coraggio, sangue freddo e preparazione che comporta l’andare nello spazio purtroppo non siamo ancora colonizzatori ma intrepidi esploratori. chissa’ se vivro’ abbastanza a lungo per vederne. Chiudo ricordando a tutti (casomai ce ne fosse bisogno) dell’onore che hai portato al tricolore: Luca, grazie.
Stunning account sir ! Health and success to you astronauts pavers of mans destiny .
What an interesting and intense story, you managed to get out of this situation with perfect self-control! Thanks for sharing!
.. please, what’s a ‘valsalva’. Where is it on the helmet and how it works?
thanks a lot Luca!
Bellissimo racconto Luca!
Complimenti davvero un esperienza straordinaria. Il racconto trasmette la tensione e le difficoltà delle missioni nello spazio.