Antonio Litterio shares his thoughts on winter in Antarctica.
Dear friends, forgive my long absence. But here I am once again to share another fragment of my experience. Winter continues to advance, day after day.
Concordia is immersed in the long Antarctic night, as am I, as are my thoughts. Even though I’m not missing the Sun, my body and spirit are. It’s been a long time since it left. We’ve passed the longest night, but the darkness will be with me for much longer yet. It still greedily keeps the hours of both day and night for itself.
Winter is also present in other small and insignificant changes that few would notice. For the past month, even the long-distance radio has stopped giving signs of life. It’s been on since the day the Mario Zucchelli base closed, anxiously waiting to catch the words of a familiar language that will mark the end of our physical and mental isolation.
After the base closed, the voices kept coming. From time to time, in the evenings, I’d hear things… I’d get up from my desk, go to the radio room and stare at the radio’s grey grill, my ears straining to understand those strange languages, languages never heard before now… fishermen in the southern seas. But now, the silence is perfect, the isolation complete.
Right now, as I write, the ice has reached its maximum extension, doubling the surface area of this immense and lonely continent, as big as the United States. The Antarctic is growing, because the winter belongs to it. Calmly, arrogantly, it pushes away all onlookers, leaving just a handful of people and animals to bear witness. I think of Concordia, lost in this sea of ice. I think of how many horizons shield human eyes from the small glow cast by Concordia’s outside lights. I think of how small we are, in this immensity.
As you are all basking in summer warmth, I’m still here in the winter, which from time to time offers me new sensations. I went out to take photos and I tasted the icy wind, the snow whipping up to cut my face, and the darkness that swallows you up completely. It’s not the first time I’ve felt these things, but today was different. Today I felt the winter inside me as a kind of fatigue. I feel winter even when I look the mirror. I can’t pretend otherwise: I’m exhausted, maybe because I’m living this experience so deeply. I’m living the isolation and the Antarctic. I feel a little like those huge icebergs that lie immobile, sleeping, trapped in a sea of ice and utterly alone. Winter is stasis. But I won’t give up and I’m more convinced than ever of my decision to come here. Why? Because after every night comes the day, even if it’s only little by little, as it is here. At midday, I look out of the window and watch the Sun getting closer. Light glows on the horizon, even if just briefly. But it has a majestic power and in that moment I know that the ice will slowly give way to the open sea, it will leave space for our return, space for serenity, space for these gigantic icebergs to move freely once more.
Antonio Litterio
Music: Roberto Cacciapaglia – How LongScusate la mia lunga assenza miei cari, ma oggi sono di nuovo qui per condividere con voi un altro pezzo di questa mia esperienza. L’inverno continua ad avanzare giorno dopo giorno.
Concordia è immersa nella lunga notte antartica, come anche la mia persona e la mia mente. Anche se non sento l’assenza del sole, in realtà il mio fisico e il mio spirito ne risentono. E’ passato molto tempo dall’ultimo saluto al sole; è passata anche la notte più lunga, ma ancora il buio mi accompagnerà per molto. Avidamente continuerà a tiene per se le ore del giorno e della notte.
L’inverno si percepisce anche da altro, piccoli insignificanti cambiamenti che non in molti notano . Da un mese a questa parte anche la radio a lunga distanza non da più segno alcuno. E’ lì accesa dal giorno di chiusura della base Mario Zucchelli, in trepidante attesa di sentire di nuovo una lingua famigliare che segnerà la fine del nostro isolamento fisico e mentale.
Dopo la chiusura della base le voci non si sono interrotte, mi è capitato più volte di sera, di udire qualche cosa… mi alzavo dalla mia scrivania e andavo in sala radio e lì fissando quella radio, quella griglia grigia, le mie orecchie cercavano di interpretare quelle strane lingue, lingue mai sentite prima d’ora… pescatori nei mari antartici. Ora il silenzio più totale, oral’isolamento più totale.
In questo momento, mentre vi scrivo, il ghiaccio ha raggiunto la sua massima estensione raddoppiando la superficie di questo immenso ed isolato continente grande quanto gli stati uniti d’America. L’Antartide si espande, e lo fa perché l’inverno è suo. Indisturbato e con prepotenza allontana tutti i curiosi e soltanto pochi uomini e pochi animali possono condividerlo. Penso a Concordia persa in questo mare di ghiaccio; penso a quanti orizzonti rendono invisibile ad occhi umani il piccolo bagliore delle poche luci esterne di Concordia. Penso a quanto sia piccolo in questa immensità.
Mentre voi siete immersi nella calda estate, io qui continuo a sentire l’inverno e di volta in volta mi lascia nuove sensazioni. Sono uscito per fare delle foto ed ho assaporato il vento gelido, la neve alzata che taglia la faccia ed il buio che ti immerge completamente. Non è la prima volta, ma oggi mi ha lasciato un segno mai sentito prima. Sento l’inverno anche dentro di me sotto forma di stanchezza. Sento l’inverno anche quando mi guardo allo specchio non posso nascondervi di sentirmi provato, forse anche perché vivo l’ esperienza profondamente, vivo l’isolamento e l’Antartide. Mi sento un po come uno di quegli enormi iceberg che ora restano immobili, dormienti, imprigionati in un mare di ghiaccio e completamente soli con se stessi. L’inverno è staticità.
Ma non mi arrendo e sono ancora molto convinto della mia scelta e sapete perché? Perché dopo ogni notte viene il giorno, anche se poco alla volta come succede qui; A mezzogiorno guardi fuori dalla finestra e vedi avvicinarsi il sole. La luce riaffiora all’orizzonte anche se per poco. Ma ha una potenza grandiosa ed in quel momento so che piano piano il ghiaccio lascerà spazio al mare aperto, lascerà spazio al ritorno, lascerà spazio alla serenità, lascerà questi enormi iceberg di nuovo liberi di muoversi.
Antonio Litterio
Musica: Roberto Cacciapaglia – How Long
Discussion: 3 comments
I hope the sun rises soon for you. It’s a beautifully written post. Thanks from Alabama (USA).
Beautifully written and deeply moving. Yes, as Hemingway wrote, “The Sun also Rises.” Thank you for sharing the power of Winter, of the night. I will remember you today (California).
Antonio Litterio, nice to meet you, I don´t know how to write any words in English but send you my bless god. I live in Costa Rica America Central, I had read his words and his history, its fantastic, congratulations. you can to read my page, and you can have other panoram of this world wonderful. I would like know this place, but I think that I couldn´t support it. it´s very cold and darkness.