Credits: IPEV/PNRA A. Litterio

This blog entry is written by this year’s electronics technician at Concordia, Antonio Litterio. Antonio suggests listening to music by Italian pianist Roberto Cacciapaglia as you read to set the mood. Today is Antonio’s birthday and Roberto Cacciapaglia allowed us to post his music and even wrote this birthday message for Antonio: 

“I have read with great emotion your words on the blog. I’m happy that music can be a way to feel closer to unknown people that are doing so many different things.
I have a great admiration for what you are doing and I would like to tell you my joy and to do my best wishes, Antonio, for this birthday full of wonders.

A big hug

Roberto Cacciapaglia”

Hit play, and listen to Meraviglia as you read Antonio’s blog entry (music starts at 1:30): 

Credits: IPEV/PNRA A. Litterio

Il post è stato scritto dal tecnico elettronico di quest’anno a Concordia, Antonio Litterio. Antonio suggerisce di ascoltare “Meraviglia” di Roberto Cacciapaglia mentre leggete il messaggio, per meglio capire le emozioni. Oggi è il suo compleanno e Roberto Cacciapaglia ci ha autorizzati a mettere la sua musica nel blog ed ha anche scritto questo messaggio per Antonio: 

“Ho letto con grande emozione quello che hai scritto sul blog. Sono contento che la Musica possa essere un mezzo per sentirsi vicini e uniti anche tra persone che non si conoscono e che fanno delle cose tanto diverse.

Ho una grande e profonda ammirazione per quello che state facendo e vorrei esprimerti la mia gioia e farti tanti, tantissimi, infiniti auguri, Antonio, per questo tuo compleanno pieno di Meraviglie.

Un grande abbraccio

Roberto Cacciapaglia”

The winter is violently becoming part of my experience, much like a football player receives a hard tackle from an opponent. It puts us under pressure, the winter is depriving us more and more of our daylight that leaves us now at 17:00 and hits us with winds and low temperatures that make external duties extremely challenging.

I have the feeling the Antarctic wants to reclaim its space, as if during the summer it had been tolerant with us, but it is still reluctant to share its full natural cycle. It seems to be telling us that the winter nights, stars, and auroras are its property, and it says that by feeding an incredible and mysterious halo to human eyes.

Fading footsteps. Credits: IPEV/PNRA A. Litterio

Antarctica easily removes any sign of our passage, few traces stay visible for long. Only footprints left on a daily basis resist, but Antarctica does not wait long before sweeping them away angrily by covering them with distant snow, as if it wants to delete any geometrical pattern that does not belong to nature with its own drawings that seem very abstract to us.

Last night I had my first night out in order to take some photos, and I must say my feelings were of amazement and fear. The unreal silence is broken by noises like the squeaking of the snow under my boots, strangely the sound doesn’t seem to come directly from under the feet but from a metre away. The silence is also disturbed by blasts produced by the metal shelters as they bend from the heat inside hitting the outside temperature of about -76°C.

Credits: IPEV/PNRA A. Litterio

I am in the safest place on Earth, no one can touch me, but the primordial instinct of fear stays well alive inside me. I try to breath as little as possible. To stay vigilant, I look around and notice shadows all around.

The cold gets to your bones, especially around the back and arms, my mask begins to mist up, but the view in front of my eyes remains incredible.

Alone, in that immense white world illuminated by the full moon with a whitish light that hides the stars from my eyes but still bright enough to illuminate the horizon, I get lost in my mind and think of where I am and how unique this incredible place is.

Last night, while my mask was still completely clear, Antarctica changed its colours… maybe it is another aspect Antarctica does not want to share with me…  I see a mixture of white, black and shades of blue…. the colours of Antarctica. But let me talk about colours in another letter…

Credits: IPEV/PNRA A. Litterio

l’inverno sta entrando con grande foga nella mia esperienza, come un calciatore che entra con una violenta scivolata. Ci sta mettendo alla prova, ci priva sempre più della luce che ormai ci abbandona alle 5 del pomeriggio e ci sfinisce con il vento e con le basse temperature che rendono qualsiasi lavoro all’esterno una vera e prorpia impresa.

Durante questi giorni ho avuto la sensazione come se l’Antartide volesse riappropriarsi dei propri spazi, come se durante l’estate fosse stato molto tollerante della presenza di quest’estraneo chiamato uomo, con il quale però non vuole condividere il momento più affascinante della suo periodico ciclo. Come se ci volesse dire che l’inverno, la notte, le stelle, le aurore sono solo e soltanto sue, ma non con il comportamento di chi è avido, ma come chi, consapevole del valore di questo bene preziosissimo ed unico, ha come intento quello di preservarlo al passare del tempo e farlo rimanere agli occhi dell’uomo, un incredibile mistero.

Fading footsteps. Credits: IPEV/PNRA A. Litterio

Con grande forza cancella ogni segno del nostro passaggio, sulla neve restano ormai pochi segni, soltanto le nostre impronte resistono perchè fatte giornalmente ma non attende molto per cancellarle, con rabbia, spostando neve da lontano, come se gli dessero fastidio perché le uniche geometrie che vuole che la neve possa assumere, sono solo forme disegnate con cura da lui, ma ai nostri occhi così astratte.

Ieri sera ho fatto la mia prima uscita notturna per poter fare alcune foto, e non vi posso nascondere che le sensazioni che ho provato  sono state stupore e paura. In un silenzio irreale rotto da inquietanti rumori, dallo stridere della freddissima neve sotto i miei scarponi, con un rumore che non arriva direttamente da sotto il piede, ma da distante anche un metro, dalle lamiere degli shelter riscaldati che si piegano al tepore interno e poi ad un tratto esplodono in un boato cupo, più o meno forte, a causa della temperatura esterna di -76°C e dal mio fiato che anch’esso cupo impedisce di sentire altri rumori.

Credits: IPEV/PNRA A. Litterio

Sono nel posto più sicuro sulla faccia della terra, nessuno può raggiungermi a piedi, ne quantomeno con mezzi, ma l’istinto primordiale, la paura, resta sempre e comunque viva; cerchi di respirare il meno possibile per essere sempre vigile, e ti guardi in torno, e noti ombre attorno a te.

Il freddo ti entra nelle ossa, specie sulla schiena e sulle braccia, la visiera trasparente inizia ad appannarsi, ma lo spettacolo che hai davanti gli occhi rimane incredibile. Da solo, lì nell’immenso bianco illuminato dal plenilunio, da quella candida luce lattea che nasconde le stelle ai miei occhi ma che rende il patou così luminoso da riuscirne a vedere l’orizzonte e tutti i suoi sastrugi, mi perdo e penso a dove sono e a quanto sia unica quella vista incredibile.

Ieri notte…. con la visiera completamente trasparente l’Antartide ha cambiato colore ai miei occhi… forse è una di quelle cose che non vuole condividere… un misto tra bianco, nero pece e sfumature di blu….ecco i colori dell’Antartide, ma vi parlerò dei colori in una prossima lettera.

Credits: IPEV/PNRA A. Litterio