STS-134_International_Space_Station_after_undockingIl termine “stazione”, contrariamente al verbo dal quale deriva, richiama alla mente immagini di movimento, del vai e vieni di viaggiatori, mezzi, merci. A ricordarci che questa è una Stazione Spaziale Internazionale, nelle ultime settimane abbiamo avuto una dimostrazione delle possibilità offerte dalla straordinaria nave orbitale sulla quale vivo da ormai più di tre mesi.

 HTV-4 Credits NASA

HTV-4
Credits NASA

La prima partenza è stata quella di Kounotori4, la “Bianca Cicogna” giapponese che ci ha fatto compagnia per varie settimane, allargando e arricchendo il volume del Nodo2 con la sua presenza. La navetta da rifornimenti è “rientrata” nell’atmosfera terrestre, disintegrandosi in pochi minuti in una pioggia di plasma azzurro. Sono stato proprio io a inviare il comando che ha iniziato la manovra di rientro: e finché ho potuto, ho seguito con lo sguardo la navetta, e lo scintillio dorato della sua copertura termoprotettiva, mentre si allontanava dall’ISS, stagliandosi contro l’azzurro sfolgorio della Terra. “È solo un robot”, mi sono detto, “non c’è bisogno di essere sentimentali…” – ma mi sbagliavo. Perché i cuori di tutti coloro che hanno partecipato alla sua missione, perfettamente riuscita, per un attimo forse hanno battuto un po’ più velocemente mentre un pezzettino di quel qualcosa che ci rende umani accompagnava anche Kounotori4 nel suo ultimo viaggio.

La seconda partenza è stata quella dei tre membri dell’equipaggio della Soyuz TMA-08M. Il parallelo con la partenza da Terra è per me inebriante. Negli ultimi giorni osservavo Chris, mentre il suo rientro si avvicinava, così come quasi un anno fa studiavo un altro Chris (Hadfield), di cui ero back-up, che si preparava al suo lancio. Sono entrambi persone troppo straordinarie per concedere nulla all’esterno della loro corazza, per cui alla fine non ho resistito (così come non ho resistito con Chris Hadfield). E quindi qualche sera fa ho approfittato di un momento di tranquillità, dopo una lunga giornata di lavoro, per chiedergli come si sentisse in procinto del rientro. “Penso che mi mancherà tutto questo, ma siamo pronti… si, siamo pronti”. Poi, il giorno del rientro, mentre Chris, Karen e io ci apprestiamo a concludere la nostra ultima cena in orbita, Chris dice all’improvviso, come continuando un pensiero rimasto in sospeso: “La cosa più strana è che, tra tutto quello a cui potrei pensare in questo momento, mi viene in mente il fatto che sabato voi sarete qui su a fare le pulizie, come sempre – ma io sarò già a terra da qualche giorno…”.

Expedition 36 leaving Credits NASA

Expedition 36 leaving
Credits NASA

Il turbinio di emozioni sembra arrivare tutt’a un tratto, e senza che quasi me ne accorga arriva il momento di chiudere il portello, e dietro, tre volti che mi hanno accompagnato in alcuni dei momenti più straordinari della mia vita. Mi rivolgo a tutti e a nessuno, mentre li saluto dicendo: “Sono contento, perché voi siete contenti…”. Le loro tre presenze, sebbene così diverse per personalità e caratteristiche, sono perfettamente riassunte nei tre sorrisi che brillano, mentre il portello ruota con un senso di silenziosa finalità, per sigillarli nella loro navetta. Fra poco indosseranno gli scafandri, poi si accomoderanno nelle loro postazioni, e i computer di bordo prenderanno vita sotto le dita, coperte dagli spessi guanti, di Pavel e Sasha. Poche ore e saranno a terra.

Ho pensato a lungo a cosa volesse dire Chris, a cosa stesse pensando, ma la risposta mi è arrivata da mia moglie, quando all’indomani della partenza ne parlai con lei. Con il suo intuito e la sua sensibilità, mi spiega che probabilmente si riferisse al fatto che per gli ultimi sei mesi, in un ambiente in cui ogni giorno presenta nuove sfide, e nulla è mai routine, quelle pulizie del sabato sono state il punto di riferimento, fisso, del passare del tempo, della normalità. E perdere un riferimento, per quanto umile, acquista un rilievo e una dimensione particolare quando tutto sta per cambiare nel giro di poche ore.

Credits NASA

Credits NASA

Ma sulla Stazione il lavoro continua, e nell’inesorabilità del tempo che passa rapidamente trovo conforto. A ogni partenza, si dice, corrisponde un arrivo, e i preparativi sono già in corso per l’arrivo di una nuova nave cargo, Cygnus – D, il “Cigno” nella sua prima missione dimostrativa. Solo pochi giorni fa è arrivata la conferma ufficiale che la cattura sarà effettuata da me ai comandi del CanadArm: una nuova sfida, un altro momento di formazione per me. Come ogni missione Demo, alla straordinarietà del lavoro si aggiunge una nuova componente dovuta alla consapevolezza che si tratta di una fase ancora sperimentale per questa astronave – e la mia gratitudine aumenta esponenzialmente nei confronti di chi mi reputa all’altezza del compito, perché offre un’opportunità unica di crescita professionale, non solo a me ma anche alle Agenzie Spaziali che rappresento: questa sarà infatti la prima volta che un astronauta europeo sarà ai comandi del CanadArm per la “cattura” di un veicolo in free drift (volo libero).

Expedition 37Infine, ci stiamo preparando all’arrivo dell’altra metà dell’Expedition37, ovvero Oleg, Sergey e Mike. Ho ancora in mente l’ultima volta che ho visto Mike: ero al Centro Astronauti Europei di Colonia (EAC), e avevo appena finito l’ultima simulazione sul Columbus. Mentre passo lungo i corridoi per avviarmi all’uscita, e poi all’aeroporto, vedo Mike, impegnato anche lui in una lezione, lo saluto e lui mi risponde con il suo sorriso aperto e cordiale. Mi sono reso conto solo una volta arrivato a Star City che la prossima volta che lo avrei rivisto sarebbe stato sulla Stazione – dopo più di 5 mesi!

Mi sarebbe piaciuto organizzare per Mike un’accoglienza simile a quella che mi riservò Chris il giorno del suo arrivo, quando si rasò quasi del tutto i capelli per avere un “look” simile al mio. Ma purtroppo, nonostante la permanenza in orbita e la microgravità, i miei capelli si sono assolutamente rifiutati di crescere: il deserto è rimasto arido come sabbia bruciata da un sole accecante. Mike dovrà accontentarsi di un fraterno e sincero abbraccio.