L’arrivo di ATV-4 ha modificato un po’ il ritmo al quale mi ero già abituato, perché naturalmente il trasporto del carico è diventata immediatamente una delle attività con massima precedenza, in particolare per alcuni “payloads” (si chiama così il carico “pagante”, contrapposto a quello logistico) con alta priorità. Per questo motivo, non appena aperto il portello sono stato impegnato nella rimozione dall’ATV di una pompa dell’impianto di raffreddamento di Columbus, che installerò il prima possibile. Da lì in poi, come loadmaster, ho cercato di seguire tutti gli spostamenti del carico, coordinati e coreografati da terra, anche quando effettuati dai colleghi.

Ogni cosa deve essere rimossa da ATV in un ordine ben preciso, catalogata e poi installata nella sua postazione finale all’interno della ISS. Contemporaneamente, tutti i materiali di rifiuto devono essere trasportati dalla Stazione alla navetta – il tutto, senza modificarne eccessivamente il CG (ovvero il centro di applicazione delle forze).

Everyone helps with the transfer of Cargo (NASA astornaut C.Cassidy in this picture)

La giornata non è impiegata tutta per il trasporto del carico (anche se a noi farebbe piacere finire il più velocemente possibile) perché il lavoro “vero”, a bordo, deve continuare. Infatti, nella settimana appena passata abbiamo continuato a seguire gli esperimenti già presenti a bordo, e ne abbiamo inoltre installati di nuovi. Uno degli esperimenti più importanti che stiamo seguendo in questo momento si chiama “spinal ultrasound”, e studia le variazioni nella struttura della colonna vertebrale dovute all’assenza di peso. In pratica, un astronauta (in questo caso, io) utilizza una macchina per ecografie per ottenere delle immagini della spina dorsale di un altro astronauta (in questo caso, Karen), guidato via radio da un operatore a terra. Le immagini ottenute sono poi valutate e studiate a terra, e confrontate con immagini ottenute prima del volo. I motivi per cui questo studio è importante e innovativo sono molteplici: per gli astronauti, variazioni nella struttura portante del corpo umano potrebbero avere conseguenze catastrofiche al rientro sulla Terra, e comprendere quali siano queste variazioni è la chiave per poterne combattere gli effetti negativi o, ancora meglio, prevenirli. Ma ancora più importanti sono gli sviluppi terrestri di questo studio: infatti, fino adesso, per ottenere una qualsiasi diagnostica sulla spina dorsale sono necessari macchinari costosi e ingombranti, capaci di effettuare risonanze magnetiche o raggi X; grazie a questi studi, mai fatti fin’ora, sarà invece possibile ottenere risultati comparabili utilizzando una macchina per ecografie grande come un computer portabile, e dai costi ridotti. Questa tecnologia, coadiuvata dagli studi di guida remota, permetterà di fare diagnostica anche in località difficilmente raggiungibili o in aree molto povere, dove non è possibile ottenere gli strumenti diagnostici citati prima.

Un altro esperimento a cui sto lavorando si chiama Pro-K, e si tratta di una dieta, del tutto controllata da terra, in cui è noto il rapporto tra le proteine animali (Pro) e il potassio (K). Si vuole dimostrare che è possibile ridurre, attraverso questa dieta, la perdita di calcio dalle ossa, dovuto all’assenza di peso. Anche in questo caso, i risultati sono importanti per noi astronauti, ma con risvolti validi anche sulla Terra, dove milioni di persone soffrono di osteoporosi, e trarranno beneficio dai risultati di questo studio.

Uno degli esperimenti che è arrivato a bordo di ATV-4, e che mi ha visto impegnato direttamente, si chiama FASES e studia le emulsioni. È un esperimento tutto europeo, cosa che mi fa particolarmente piacere. La ricerca consiste nello studio delle varie fasi delle emulsioni, che possono essere più o meno stabili, per capirne meglio i meccanismi. Le emulsioni sono presenti dappertutto nella vita di ogni giorno, dalla chimica industriale (per il greggio e molti combustibili, ad esempio) alla cucina (maionese e vinaigrette sono emulsioni), e comprenderne le caratteristiche è necessario perché a volte è utile incrementarne la stabilità (ad esempio, per lo stivaggio di beni commestibili o combustibili), a volte l’instabilità (ad esempio, nei casi di estrazione).

Installing FASES

L’installazione di questo esperimento è stata molto complessa e, sebbene mi fossi addestrato a terra, farlo poi in orbita è stato del tutto diverso – ancora una volta le difficoltà sono state all’opposto di quelle che avevo avuto durante l’addestramento. Il “rack” (ovvero il laboratorio) dove ho installato l’esperimento è molto delicato e complesso, e ho dovuto utilizzare molti attrezzi diversi: nel bel mezzo dell’installazione il sistema di contenimento che stavo utilizzando (una busta di plastica chiudibile tipo sizplock) si è aperto, facendo “volare” molti degli attrezzi in una nuvola di metallo, trasformando metà del Columbus in una specie di progetto Ikea da incubo!

La prossima settimana inizia con l’attività extraveicolare (EVA) dei colleghi russi, che mi vede impegnato per la chiusura dei portelli e il controllo della tenuta stagna. Poi ancora altri esperimenti, e l’inizio della preparazione alla mia attività extraveicolare.