Questa settimana è stata festa nazionale in Russia – dal 1 al 5 maggio – e quindi il “Centro delle Stelle” era chiuso. Ciò significa che gli ultimi esami li abbiamo fatti con una settimana di interruzione in mezzo.

Fino a pochi mesi fa, quando ero back-up, gli esami finali erano soltanto due: uno è sul segmento Russo, in cui per un giorno intero si simula di essere a bordo la stazione nella parte Russa e si ha una serie di task da compiere – poi si finisce con un’emergenza che è o un incendio a bordo o una depressurizzazione. Il secondo è l’esame finale della Soyuz in cui l’equipaggio al completo, con la tuta spaziale, comincia con l’ingresso nella navetta, il lancio e poi l’attracco alla stazione, seguito dal rientro. Tutto ciò in una giornata. Ambedue gli esami durano otto ore: 4 ore alla mattina e quattro ore al pomeriggio.

Visto però che in questo lancio faremo il cosiddetto rendez-vous rapido, a questi esami si è aggiunta un’ulteriore prova e cioè quella per valutare la capacità dell’astronauta ad eseguire le procedure necessarie per un viaggio orbitale di solo quattro orbite – ossia sei ore anziché due giorni – per raggiungere la Stazione. L’esame al simulatore dura quanto il volo reale!

Il penultimo esame svolto è stato quello di “avvicinamento” alla Stazione Spaziale, in cui io ed il comandante dobbiamo svolgere un ruolo fondamentale: il comandante siede nel modulo di comando mentre io sono nel modulo di servizio dove è stivato anche il nostro cargo. In caso si faccia il volo con l’avvicinamento di due giorni, nel secondo giorno io dovrei montare un laser che permette di misurare la distanza tra la capsula e la Stazione – ma solo nel caso in cui la manovra di rendez-vous venga fatta manualmente. Infatti, normalmente, queste fasi vengono fatte automaticamente con il computer e il radar ma in caso di malfunzionamento noi dobbiamo essere in grado di lavorare in modalità manuale. In tal caso, io mi sgancio le cinture e mi sposto in quello che si chiama Бытовой Отсек (detto BO per comodità!) che è il modulo di servizio dove si trova il laser, montato preventivamente: lì inizio ad effettuare misurazioni di distanza che poi, grazie ad una calcolatrice, trasformo in computazioni non solo di distanza ma anche di velocità di avvicinamento. Questo é fatto sempre in coordinazione con il comandante; è mio compito suggerirgli in che momento e a che distanza effettuare delle “frenate” –attivando i motori frontali – per rallentare il nostro avvicinamento e portarci in un orbita di parcheggio intorno alla stazione ad una distanza di sicurezza che è tra i 50 e 100 metri. A questo punto siamo perfettamente fermi, senza alcun tipo di movimento relativo alla Stazione, ed è qui che finisce l’esercizio.

In questa prova si ottiene il massimo del punteggio rispettando tutti i parametri di sicurezza, di distanza, di tempo massimo e anche di carburante. La scorsa settimana questo esame è andato molto bene perché abbiamo ottenuto un punteggio massimo su tutti gli esercizi. Fino adesso ho migliorato il mio punteggio in tutti gli esami precedentemente fatti come back up!

Nei ritagli di tempo libero

Finché sono sulla terra cerco di godermi più che posso la vita all’aperto: cerco di andare a correre quasi tutti i giorni. L’attività fisica è fondamentale per chi fa questo lavoro; come sapete a bordo della Stazione bisogna fare almeno due ore di esercizio fisico quotidiano e quindi ho deciso che fosse stato meglio entrare in tale ritmo da subito! Insomma mi alleno tutti i giorni per almeno un paio di ore: vado a correre, faccio bicicletta, nuoto in piscina o vado in palestra a fare pesi. Poi nel resto del tempo studio: essere preparati da un punto di vista teorico aiuta sempre nella fase degli esami. Sapere bene quali azioni portino a quali conseguenze, quali sono le azioni immediate da fare in caso di un’avaria o di un’emergenza è molto importante – anzi, è indispensabile. È qualcosa che fanno tutti i piloti; lo chiamano “chair flying”. Anche se non bisogna imparare a memoria tutte le procedure, l’essere consapevole sul da farsi aiuta nel momento in cui uno le deve applicare. Questo è qualcosa che io ho continuato a fare anche da astronauta, specialmente in queste fasi di addestramento.

Quando riesco, strimpello la mia chitarra – se non per la gioia di chi ascolta, almeno per mio diletto – e cerco di mantenere il contatto con tutte le persone che mi seguono via i vari canali di social media disponibili. Ovviamente passo molto tempo con gli altri astronauti: si chiacchiera, si guarda un film assieme alla sera o al week end. Sono giornate molto piene – alcune volte “straripano” ma il tempo per fare tutto si trova…il segreto è dormire poco!