Sono a Mosca e mancano poco più di cinque settimane al lancio

Queste sono le ultime settimane che passo “con i piedi per terra” (la testa, quella, è sempre fra le nuvole) e mi sento come se fossi in un frullatore: ci sono molte azioni dell’ultimo momento che devono essere seguite direttamente e che purtroppo non possono essere fatte prima – o dopo. Nonostante sia estremamente impegnato devo riuscire a distribuire la mia attenzione su tutte queste cose; tuttavia la mia attenzione è principalmente indirizzata adesso agli esami finali della Soyuz e del segmento Russo che iniziano questa settimana.

Per quanto mi riguarda, i due esami individuali di Soyuz (che si terranno giovedì e venerdì) sono i più difficili. Della preparazioni a questi esami ho già parlato nel Blog degli Shenanigans09 (la mia classe di astronauti) nella entry del 9 febbraio 2012.

Si inizia con l’esame di “docking”, ovvero l’attracco in modalità manuale alla Stazione. È un esame che farò da solo, seduto al posto del Comandante: una prova in cui devo dimostrare di essere in grado di assolvere in piena sicurezza questo ruolo, previsto solo nel caso in cui il Comandante, Fyodor Yurchikhin, non sia in grado, per qualsiasi motivo, di effettuare la manovra. I parametri di sicurezza sono estremamente restrittivi (ad esempio, la velocità al momento del contatto deve essere tra 6 e 15 cm/sec, stimati a vista dall’operatore!), e la minima infrazione potrebbe invalidare la qualifica.

Venerdì si prosegue con un altro esame individuale molto impegnativo: quello di rientro della navetta, sempre in modalità manuale. Ancora una volta seduto al posto del Comandante, devo riportare a terra la capsula in sicurezza, in varie condizioni, e secondo parametri molto rigidi. Questo è un esame particolare perché viene fatto in centrifuga: consiste di tre “run” in cui, sotto accelerazione, devo riportare a terra la navetta, minimizzando sia i “g” (ovvero le accelerazioni) sia la distanza dal punto di atterraggio previsto – un po’ come cercare di far centro in un bersaglio di 10km, lasciando cadere un ferro da stiro dall’orbita!

Questi sono gli esami più “tosti” perché sono individuali e richiedono molta concentrazione e pratica – purtroppo, l’accesso ai simulatori è limitato perché devono essere condivisi da tutti gli equipaggi in addestramento. Ciò significa che riusciamo a fare un numero di “run” minimo per prepararci e con quello bisogna essere in grado di superare al meglio l’esame. Ho già affrontato questi esami sei mesi fa, come equipaggio di backup per la Spedizione 34. Adesso lo farò da “prime crew”; arrivo con l’esperienza fatta a Dicembre e cercherò di fare bene, migliorare la mia prestazione rispetto all’altra volta. Però al tempo stesso é entusiasmante e divertente pilotare una navetta spaziale – per un pilota, come me, è quanto di più simile ci possa essere a sentirsi un un po’ come Luke Skywalker…