Uno sguardo alla scienza in microgravità
Avendo passato ormai da qualche settimana i 100 giorni della missione VITA dell’astronauta ESA Paolo Nespoli era ora che dessimo un’occhiata a quali esperimenti sono stati portati avanti in questi mesi a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.
Dove eravamo rimasti? L’ultimo nostro post raccontava dell’arrivo del nuovo equipaggio a bordo della Soyuz MS-06.
Nel frattempo lo SpaceX Dragon CRS-12 ha lasciato la Stazione il 17 settembre e a Ottobre ben tre uscite extra-veicolari hanno impegnato l’equipaggio sia a bordo della Stazione Spaziale sia a Terra.
Una seconda sessione dell’esperimento Sarcolab è stata realizzata con tre astronauti. Sarcolab sfrutta le molte capacità del macchinario MARES per monitorare come i muscoli si comportano nello spazio. MARES è un dispositivo in grado di applicare con precisione un determinata pressione ai muscoli dell’astronauta che la sta utilizzando e allo stesso tempo di misurare la forza esercitata. Lo studio Sarcolab-3 sfrutterà i dati raccolti per metterli a confronto con quelli relativi alla muscolatura degli astronauti prima e dopo la missione spaziale. Verranno inoltre utilizzati i risultati di Risonanze magnetiche ed ecografie per avere un quadro completo del cambiamento muscolare che gli astronauti hanno subito in microgravità.
L’esperimento MagVector, di cui altre due sessioni sono appena state completate, ha invece un obiettivo completamente diverso: capire come il campo magnetico terrestre influenzi i conduttori elettrici. Come? Grazie alla presenza di sensori estremamente sensibili posizionati attorno e sopra un conduttore; i dati raccolti vengono registrati e archiviati grazie ad una chiavetta USB per le successive analisi a terra.
Lo studio Space Headaches, che continua ormai da tempo, ha guadagnato nuovi soggetti grazie all’arrivo dell’equipaggio dell’Expedition 53/54. Per Space Headaches agli astronauti viene semplicemente richiesto di compilare un questionario per raccogliere informazioni sui mal di testa di cui soffrono durante la loro permanenza in microgravità; molti astronauti infatti soffrono di momentanei emicranie che si risolvono in un paio di giorni e i ricercatori stanno cercando di capirne di più.
Paolo e i suoi colleghi hanno inoltre riportato la qualità del loro sonno e come sia stata influenzata dal passaggio dalle luci a fluorescenza a quelle a LED all’interno della Stazione.
Paolo è stato poi impegnato nella preparazione della camera di combustione CIR (Combustion Integration rack) che verrà utilizzata per cinque diversi esperimenti sull’utilizzo di combustibili e sulla loro efficienza in microgravità. Si tratta di un dispositivo sigillato che permette di eseguire esperimenti con fiamme e combustibili in un ambiente altamente sicuro.
Il nostro astronauta ha partecipato anche ad altre due sessioni di raccolta dati continuata per lo studio Circadian Rhytms. Grazie ad una patch sulla fronte (che avrete visto forse in qualche foto sui social media di Paolo) la temperatura corporea viene registrata per 36 ore.
Gli astronauti a bordo della Stazione Spaziale non hanno una normale giornata di 24 ore scandita da giorno e notte come sulla Terra: la luce del Sole arriva per 45 minuti per ogni orbita e tutti loro vivono dunque per mesi con luci artificiali. Capire come riescano ad adattarsi a questa situazione inusuale è importante sia per le future esplorazioni spaziali sia per quelle persone che a Terra ad esempio lavorano con turni irregolari o notturni.
Anche il progetto ESA MobiPV é stato portato avanti grazie a foto video e note scambiate tra Paolo e il controllo di missione a terra. MobiPV mira ad aiutare gli astronauti nell’eseguire task complessi a bordo della Stazione permettendo al controllo di missione di poter vedere esattamente quello che l’astronauta nello spazio sta vedendo in quel momento. Il dispositivo MobiPV permette inoltre di mostrare all’astronauta stesso le istruzioni e le spiegazioni necessarie ad un determinato task senza impegnare le sue mani con tablet o computer. A breve Paolo dovrebbe testare il dispositivo durante una vera attività di manutenzione.
Paolo sta prendendo parte allo studio dell’Agenzia Spaziale Canadese At Home In Space che cerca di capire come gli astronauti vivano la loro parentesi extraterrestre. Gli aspetti culturali e sociali sono essenziali in una situazione di isolamento forzato e stress.
Una terza sessione di Veggie è stata completata dopo aver coltivato, raccolto e assaggiato della lattuga cresciuta in tre settimane a bordo della Stazione. La serra NASA ha visto crescere diversi tipi di lattuga ed è collegata nel laboratorio europeo Columbus.
Sempre in queste ultime settimane L’ElectroMagnetic Levitator europeo è stato preparato per una sessione di una settimana avvenuta a fine ottobre. Il dispositivo permette di fondere e conseguentemente raffreddare leghe di metalli; se richiesto dall’esperimento in corso può inoltre essere riempito di uno specifico gas.
L’equipaggio si è preso infine cura dell’incubatore-centrifuga di ESA Kubik, calibrandone i sensori di temperatura per i prossimi esperimenti che ospiterà. Kubik permette di incubare a una specifica temperatura campioni biologici e conservarli in modo automatico.
Anche l’equipaggiamento PK-4 ha ricevuto le attenzioni che merita con l’esperimento congiunto ESA-Roscosmos che ha l’obiettivo di studiare come gli atomi si comportano utilizzando gas ionizzati.
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