L’astronauta ESA Paolo Nespoli ha avuto un primo mese impegnativo in questa sua terza missione nello spazio assistendo prima all’arrivo nella navicella Dragon e in seguito i suoi colleghi russi nella preparazione alla loro passeggiata spaziale.
Ma diamo uno sguardo agli esperimenti di cui Paolo si è occupato.

La scienza non aspetta e gli esperimenti sono partiti non appena Paolo ha messo piede a bordo della Stazione: ha dovuto infatti subito compilare un questionario per lo studio ESA “Space Headaches” (“mal di testa da spazio”). L’esperimento ha l’obiettivo di tenere traccia dei mal di testa che gli astronauti sopportano durante la loro missione e Paolo ha dovuto riportare settimanalmente il proprio stato di salute e come i mal di testa lo hanno influito.

Prima di potersi addormentare nel suo nuovo letto spaziale Paolo ha inoltre completato una sessione dell’esperimento FineMotor: la sua agilità e prontezza sono testate attraverso il semplice compito di toccare alcuni simboli su un tablet mentre vengono misurate velocità, tempo e accuratezza della risposta data.

Paolo working on the Marrow experiment

Paolo mentre lavora all’esperimento Marrow

Dopo un fine settimana di riposo e un turno di pulizia della Stazione Spaziale Paolo ha iniziato il lunedì partecipando all’esperimento Marrow dell’Agenzia Spaziale Canadese prelevando dei campioni del proprio sangue e respiro. L’obiettivo è stabilire come i suoi globuli bianchi e rossi rispondono alla microgravità; i campioni del suo sangue rimarranno riposti nel freezer della Stazione fino al loro ritorno a Terra.

L’esperimento successivo nella scaletta di Paolo è stato Sarcolab: insieme all’astronauta della NASA Randy Bresnik Paolo ha utilizzato il macchinario MARES per capire come i muscoli del corpo umano si comportano in microgravità; Sarcolab ha richiesto il montaggio di MARES e l’esecuzione di test ed ecografie dei muscoli di Paolo. L’esperimento, complesso nella preparazione e nell’esecuzione, ha richiesto circa metà settimana per essere eseguito dagli astronauti.

Durante la seconda settimana di missione Paolo ha preparato ulteriori campioni per l’esperimento Marrow  e iniziato la raccolta dati per lo studio Circadian Rhythms indossando (per 36 ore consecutive) un sensore in grado di registrare la sua temperatura corporea. L’obiettivo è capire come un luce solare irregolare (come quella a cui sono sottoposti gli astronauti o le persone a Terra che lavorano con turni notturni) influisca il benessere di una persona.
Paolo ha poi dovuto prelevare alcuni campioni di sangue per vari studi.

Paolo al lavoro sulla bici per VO2 Max. Credits: ESA/NASA

Prima di iniziare la simulazione dell’attracco della navicella Dragon Paolo si è fatto aiutare dal collega della NASA Jack Fisher per effettuare un’ecografia dei propri occhi.

Il giorno successivo Paolo è salito sulla “bici” a disposizione per gli esercizi dell’equipaggio per registrare, per l’esperimento VO2 MAx, il volume massimo di ossigeno che il suo corpo può sopportare. Questo dato è fondamentale ad esempio per capire la salute di un atleta professionale ma, nel caso di Paolo, verrà usato all’interno di un esperimento NASA per capire come il corpo degli astronauti reagisce allo spazio. Dopo un po’ di riposo e un meritato pranzo Paolo ha iniziato a preparare l’esperimento ESA MopiPV: grazie ad una videocamera posizionata sulla testa il mission control a Terra può seguire facilmente quello che l’astronauta sta facendo e supportarlo passo per passo. Le istruzioni per un determinato task vengono mostrate su uno schermo attaccato al polso dell’astronauta,  permettendogli così di avere entrambe le mani libere per lavorare.

Paolo ha inoltre iniziato l’esperimento canadese  Culture, Values, and Environmental Adaptation in Space (At Home In Space) compilando un questionario che permetterà ai ricercatori di capire come gli astronauti cambino i propri valori nel corso della missione. Capire la psicologia di una missione spaziale è essenziale per poter realizzare al meglio missioni di ancora più lunga durata anche su altri pianeti, garantendo comunque il benessere psico-fisico di ogni astronauta coinvolto. Paolo ha anche iniziato a testare un nuovo sistema illuminazione interna della Stazione che mira ad aiutare gli astronauti a mantenere un ritmo regolare della giornata attraverso differenti tipi di luce.

Kubik è pronto! Credits: ESA/NASA

Durante la settimana dopo l’arrivi di Dragon Paolo ha poi preparato e inserito nell’incubatore Kubik due esperimenti di biologia dell’Agenzia Spaziale Italiana, come vi abbiamo raccontato nel precedente articolo.

Il 21 agosto è entrato nel modulo gonfiabile della stazione per prelevare dei campioni di alcune sue zone e capire come I batteri stanno crescendo su queste superfici. Nel pomeriggio ha poi eseguito alcuni test con Aquapad per determinare la qualità dell’acqua potabile a disposizione a bordo; ha eseguito ulteriori esami oculari e prelevato alcuni campioni di feci per l’esperimento giapponese ProBiotics che cerca di capire come i batteri nel corpo degli astronauti cambino durante la missione – tutto in un giorno di lavoro!

Altri esami oculari, campioni di saliva, diari delle ore di sonno e sessioni con Kubik hanno impegnato Paolo il venerdì successivo prima che prendesse parte a una sessione di lavoro con il robot Justin la sera stessa, mettendo alla prova la capacità di Justin di interagire con una persona che si trova in orbita attorno alla Terra a centinaia di km.

La scorsa settimana Paolo ha infine lavorato alla Japanese Electro-Static Furnace, che fonde e solidifica metalli nello spazio per meglio comprenderne le proprietà. Ha inoltre riposto altri campioni di urina, completato alcune sessioni degli esperimenti FineMotor, Circadian Rhytms oltre a occuparsi della manutenzione della stazione e delle sessioni di esercizi fisici obbligatori per ogni astronauta.